venerdì 28 maggio 2021
Alle Scuderie del Quirinale una grande mostra sull’epoca in cui la Penisola venne pensata come una nazione. La conquista dello Stivale servì come modello per l’espansione dei Romani nel Mediterraneo
Il “Pugile a riposo” esposto nella mostra “Tota Italia”

Il “Pugile a riposo” esposto nella mostra “Tota Italia” - Roma, Scuderie del Quirinale

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Un percorso che racconta le lontane origini del nostro Paese e che vuole testimoniare la grande ricchezza del patrimonio culturale italiano, un itinerario composto da quattrocento reperti provenienti da musei di tutto il territorio nazionale: le Scuderie del Quirinale presentano Tota Italia (fino al 25 luglio), un progetto espositivo che intende mettere in luce il complesso e multiforme mosaico dell’Italia prima e durante il processo di romanizzazione, un lungo viaggio fatto di guerre, fusioni, dialettiche e incontri che va dal IV secolo a.C. all’età giulio-claudia. Non a caso, il titolo della mostra deriva dalle celebri parole del giuramento di Augusto, grazie al cui principato l’Italia, per la prima volta, divenne un territorio unito non solo nell’aspetto e amministrativo e politico, ma anche dal punto di vista culturale, religioso e linguistico.

La mostra (a cura di Massimo Osanna e Stéphane Verger, catalogo Artem) ha il pregio di parlare al nostro presente immergendosi nelle profondità della storia, mostrando bene come l’Italia, in fondo, sia stata sempre un corpo complesso e fatto di ricche dialettiche e ibridazioni, un organismo composto da molte identità, che tuttavia, nonostante le diversità e le difficoltà, è riuscito a trovare una sua integrazione e un legame tra le varie zone e popolazioni. In questo modo appare evidente come la conquista della penisola italiana sia stata per Roma una sorta di modello del suo espansionismo nel Mediterraneo, nel-l’ottica dell’unificazione e della differenziazione regionale, all’insegna non solo della conquista, ma anche delle relazioni e del dialogo. La mostra riflette in modo quasi simbolico questo tempo di pandemia, con un allestimento calibrato per lasciare spazio alla visione del pubblico senza pericoli di affollamento, generando un risultato molto efficace che permette una visita chiara e ben studiata, in cui ogni nucleo tematico è affrontato con un’ottima capacità di sintetizzare gli argomenti portanti. Incontriamo così statue, elementi di arredo, opere ceramiche, pitture, bronzi e marmi, spesso provenienti dalle collezioni di piccoli musei che meritano di essere meglio conosciuti e apprezzati nella loro ricchezza.

In questo senso la mostra ha il merito di suggerire anche possibili percorsi alternativi e affascinanti nel patrimonio non di rado (e ingiustamente) meno noto del nostro Paese, aprendo itinerari di grande interesse che possono essere particolarmente importanti e utili per riconnetterci al tessuto culturale, ma anche economico, di un’Italia che cerca coraggiosamente di rialzarsi dopo questo lungo e durissimo tempo di pandemia. Tota Italia rappresenta pertanto un modello virtuoso di mostra concepita sul fondamento di un tema forte e con la volontà di dare un esempio importante di utilizzo delle immense risorse che un Paese come il nostro può regalare. Nella sua prima parte, l’esposizione racconta così la composita presenza dei popoli italici tra memoria e identità, tra le diverse lingue, i culti, i riti funerari nell’apertura con le altre civiltà del Mediterraneo.

Nella seconda parte è preso invece in esame il rapporto dialettico con Roma, tra guerre e colonie, tra la nascita e l’avvento di nuovi modelli culturali, in un momento in cui, come scrive Massimo Osanna, «le marcate differenze tra i popoli tendono a sfumare gradualmente ed emergono con forza i tratti comuni e distintivi di quella Tota Italia che, dopo la guerra sociale e, definitivamente, al tempo di Augusto, riconobbe sé stessa come nazione unica e centro del mondo mediterraneo». In questo modo si incontrano reperti e opere d’arte di valore straordinario come, per esempio, il Trono decorato a rilievo delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma; il Ritratto di Augusto con il capo velato del Museo Archeologico Nazionale delle Marche; il Busto di Ottavia Minore del Museo Nazionale Romano - Palazzo Massimo alle Terme; corredi funerari iconici come il Corredo della 'tomba dei due guerrieri', conservato presso il Museo Archeologico Melfese 'Massimo Pallottino' e il Corredo di una tomba femminile proveniente dalla necropoli di Montefortino d’Arcevia e custodita presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche.

E ancora la Cista portagioielli con iscrizione in latino arcaico del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma; il Sostegno di mensa con due grifoni che attaccano un cerbiatto del Museo Civico di Ascoli Satriano fino al famoso Rilievo con scena di battaglia tra un cavaliere greco e un persiano custodito presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Ci immergiamo così in sale dense di capolavori, coronate da una delle più belle sculture provenienti dal mondo antico, la celebre la Statua di pugile in riposo del Museo Nazionale Romano, un bronzo di splendida fattura che dopo più di duemila anni ci mostra ancora la forza bruciante del suo corpo stanco e ferito e l’enigma drammatico del suo sguardo senza occhi.

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