domenica 11 luglio 2021
Al Pompeii Theatrum Mundi debutta la trilogia di Tiezzi affidata ai grandi poeti contemporanei. Apre “Purgatorio. La notte lava la mente” di Mario Luzi con Sandro Lombardii
Una scena di “Purgatorio La notte lava la mente” di Mario Luzi che ha debuttato al Pompeii Theatrum Mundi, rassegna estiva del Teatro di Napoli Regia di Federico Tiezzi, protagonista Sandro Lombardi

Una scena di “Purgatorio La notte lava la mente” di Mario Luzi che ha debuttato al Pompeii Theatrum Mundi, rassegna estiva del Teatro di Napoli Regia di Federico Tiezzi, protagonista Sandro Lombardi - Luca Manfrini

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Quando una trentina di anni fa l’attore e regista Federico Tiezzi chiese a Mario Luzi di teatralizzare il Purgatorio di Dante, il poeta ebbe i suoi dubbi, ma comprese che il teatro erà già insito nella Commedia. Da questa felice intuizione nasceva nel 1989 Purgatorio. La notte lava la mente, parte della trilogia dantesca affidata da Tiezzi, su commissione del Teatro Metastasio di Prato, a grandi poeti e di cui fanno parte la drammaturgia di Edoardo Sanguineti Commedia dell’Inferno. Un travestimento dantesco e quella di Giovanni Giudici Il Paradiso. Perché mi vinse il lume d’esta stella. Oggi Tiezzi riprende la trilogia, allestita in modo totalmente nuovo, in occasione dei settecento anni dalla morte di Dante, sostenuto anche dal comitato nazionale per le celebrazioni dantesche. Il progetto triennale ha appena avuto il suo debutto la settimana scorsa al Pompeii Theatrum Mundi, la rassegna estiva del Teatro di Napoli, col Purgatorio di Luzi, con drammaturgia di Federico Tiezzi, che ne è anche regista, e del suo sodale Sandro Lombardi cui è affidato il ruolo di Dante. Una corposa coproduzione dell’Associazione Teatrale Pistoiese, del Teatro Metastasio di Prato, della Compagnia Lombardi Tiezzi, del Teatro Stabile di Napoli, in collaborazione con il Campania Teatro Festival. Fra le antiche pietre del Teatro Grande di Pompei, il Dante di oggi ha un sapore vicino all’attualità. Tiezzi ha deciso di iniziare dal Purgatorio, come metafora dei tempo che stiamo vivendo e, soprattutto, per il suo messaggio di speranza e di rinascita. Questa è la cantica dell’amicizia e dell’arte, in cui paiono riecheggiare le voci degli artisti ed intellettuali che tanto hanno sofferto a causa dell’emergenza Covid. Uno spettacolo che tocca i cuori e allieta gli occhi per la pulizia e l’eleganza delle immagini. Il lavoro di Luzi è rigorosamente filologico e lascia spazio totale alle terzine del Sommo Poeta, di cui sceglie i dialoghi più significativi, inserendo in modo oculatissimo alcuni suoi versi a fare da raccordo. La scena è tutta per Dante-Lombardi, che spartisce le sue battute con il suo alter ego Poema (l’attrice Francesca Giocchetti) mentre Virgilio (l’ottimo Giovanni Franzoni) lo trascina, con l’affetto di un amico, in cordata sulle impervie pareti della montagna del Purgatorio composte dalle pedane della scena che si alzano man mano. Le anime, ben 15 sono gli attori, appaiono all’inizio traghettate dall’angelo nocchiero alla foce del Tevere, come fossero viaggiatori o rifugiati, avvolte nelle coperte termiche e intente a trascinare trolley e borsoni. Ferite nel corpo e nell’anima, ma salvatesi in extremis, le dolenti anime vengono curate in una sorta di sala d’attesa infermeria da crocerossine della Prima guerra mondiale. Dante a costoro appare come un alieno che viaggia in un luogo, il Purgatorio, dove il tempo ancora esiste seppur divino (qui l’ottima intuizione di Luzi). Commuovono gli incontri con coloro che soffrono la loro giusta pena (Manfredi, Pia de’ Tolomei), sorretti dalla speranza della gloria eterna. Vola alto il pensiero quando Dante discorre di arte e letteratura con i poeti (Sordello, Guido Gunizzzelli, Arnault Daniel, Stazio) e con gli amici (Casella e Forese Donati). L’impeccabile interpretazione di Lombardi si spinge in una rarefazione che si sublima nell’incontro con una Beatrice lunare bianco vestita in un fiorito Paradiso terrestre. Infine, la purificazione: una crocerossina lava con l’acqua del fiume Lete il nostro poeta che, sdraiato sul lettino dello psicanalista, guarirà anche lo spirito per farsi «puro e disposto a salire a le stelle».

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