domenica 6 dicembre 2020
Suor Paola Biacino vive tra i boschi del Cuneese. La sua è una scelta di solitudine ma alla sua baita quasi ogni giorno arrivano persone «Molti sono in ricerca della loro vera identità»
Suor Paola Biacino

Suor Paola Biacino - Alberto Burzio

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inviato a Bagnolo Piemonte «Ipadri del deserto dicevano che l’eremita è tale nella misura in cui viene cercato. Io non so se sono quel tipo di eremita. Ci provo... e qui le persone arrivano, un po’ perché sono attratte dalla parola eremo, un po’ perché sentono il desiderio di pregare o perché sono alla ricerca di qualcosa alla quale, tante volte, non sanno nemmeno dare un nome. Credo però che per tutti, in fondo, ci sia la ricerca di un volto capace di restituire l’identità di chi sei veramente. E se noi cerchiamo quel volto è perché siamo figli suoi. Lo cerchiamo un po’ come il bambino che nasce cerca il volto della madre». Suor Paola Biacino è un’eremita consacrata. Da 16 anni vive da sola fra i boschi, sulle montagne sopra Bagnolo, nel cuneese. Un piccolo eremo con accanto una casetta per l’accoglienza e una minuscola cappellina col tabernacolo, ornata dalle icone che fa lei stessa e dai ghiri che passeggiano sul tetto. La sua è stata una vocazione matura. Alle spalle ha un matrimonio nullo. Ha tre figlie e quattro nipoti. «Ho fatto questa scelta quando anche la terza figlia si è sposata. Nel discernimento è stato fondamentale l’aiuto dell’allora vescovo di Asti (vivevo in quella diocesi) poi, qui, sono stata accolta dal vescovo di Saluzzo. Desideravo la vita dell’eremo e certo non pensavo che anche ritirata fra le montagne non sarei mai rimasta sola. Può capitare un giorno o due in pieno inverno, poi arriva l’escursionista, la famiglia intera, chi ti chiede ospitalità perché ha bisogno di capire cosa fare della vita. Anche durante il lockdown arrivava gente all’improvviso. In queste settimane ho qui una persona che ha perduto il lavoro è sola, disorientata e ha chiesto il tempo per capire. Ma è bello pensare che la giornata me la organizza Dio, che lui sceglie le cose per me: io ormai ho imparato a lasciar fare». Così, anche il giornalista che arriva inatteso e in compagnia all’ora di pranzo trova un posto a tavola dove già siedono e mangiano altre persone. Due sono giovani amici che sono venuti ad aiutarla a spaccare legna e a vivere l’eremo per qualche giorno. Due sono nipoti arrivati per un breve soggiorno. C’è anche una coppia che di tanto in tanto si mette a disposizione per alcune commissioni. Per tutti c’è pane, pasta, insalata, formaggio e semplicità.

Pensi davvero che a salire fin qui siano volti di persone alla ricerca dell’unico Volto?

Il Volto di Dio è nel loro stesso volto, ma spesso è un volto sfigurato, affaticato, lontano dalla luce. In fondo ognuno a suo modo ha un volto sfigurato, ma dietro c’è proprio Lui. E come l’opera dello Spirito Santo ti svela il Volto di Dio nell’altro, se ti lasci guidare piano piano ti rende capace di portare alla luce anche il tuo vero volto, quello fatto a sua immagine. E in qualche modo lo Spirito aiuta a trovare le parole e i gesti che servono a queste persone nella loro personale opera di disvelamento: ciascuno la sua.

Un’opera di disvelamento?

Velo dopo velo. Capita quando le persone si trovano a loro agio e sentono che c’era un’attesa per loro. I cuori si aprono, c’è un risveglio e inizia un’opera di riconoscimento. Serve tempo, magari non se ne rendono conto subito, ma è così, ci si riconosce. E il Volto, un velo dopo l’altro, comincia a riapparire nella somiglianza fra noi e con Lui. Ecco, posso dire che in quei momenti capisco a cosa servono le mie crisi, le mie fatiche, le tante difficoltà nella solitudine.

Crisi? Nel senso che ti viene voglia di andartene?

Non è facile raccontare di cosa si tratti veramente... Ma, per semplificare, capitano giorni in cui l’entusiasmo viene a mancare e ti chiedi: ce la faro? Riuscirò ancora a stare qui? Lo dici al Signore, lo offri nelle preghiere, ti affidi a lui e ti rassereni, perché quel Volto esiste e si fa vedere.

Tutti possono vederlo?

Chi prima, chi dopo. Ma tanti non lo riconoscono. Viviamo un tempo in cui tutto è sbiadito e sembra perdere forma, in cui si è smarrita l’importanza del sacro per la nostra vita. Ma il Volto non gioca a nascondino. Siamo noi che mettiamo impedimenti al suo disvelamento, tante volte, purtroppo, senza saperlo. Ma in noi c’è una nostalgia che per quanto repressa ci spinge a cercarlo.

Come si cerca?

Per ognuno c’è una strada, ma quella strada può diventare più agevole se si incontrano persone in ricerca. Di quelle persone tutti noi abbiamo bisogno e dobbiamo chiedere a Dio che ce ne faccia dono. Prima, quindi, c’è la preghiera, ci sono i sacramenti, c’è la Parola, c’è l’Eucarestia che è il tesoro più grande, c’è il silenzio, c’è l’ascolto, c’è la spontaneità e la sincerità nel modo di vivere. È così che il Volto ti si svela nel cuore, ti parla nella profondità del tuo essere e invece di dire «ti ho sentito », viene istintivo dire «ti ho visto».

Ma può capitare anche per caso… come ci sarà anche chi giunge qui da te per caso…

Certo. Di tanto in tanto c’è gente che passa. Vedono la Madonnina al cancello. Leggono “eremo”. Magari vedono me. Si incuriosiscono ed entrano. Si comincia a parlare. Di tante cose. A volte ti viene da pensare che è come se in città o lì dove abitano non abbiano la possibilità di farlo. Da tanto tempo però ho capito e ho avuto tante riprove che niente accade per caso, anzi, credo proprio che il caso non esista. In fondo non c’è mai stato nessuno che abbia rifiutato l’accoglienza e questo deve pur voler dire qualcosa.

Anche i lontani dalla fede?

Anche lontanissimi. Gente che entra solo per curiosità. Ma poi ti fanno la domanda che ti consente di aprire il discorso e ogni volta li invito a cercare l’appuntamento con Dio. Perché Dio continua a dare appuntamenti e te li dà anche se tu continui a perderli. Ma finché li perdi non trovi mai la piena verità su te stesso. Allora alcuni chiedono come si fa a capire che si tratta di un appuntamento con Dio e io parlo della preghiera. La preghiera è un mondo che si apre. E a questo mondo ci si arriva un poco per volta perché la preghiera è un cammino e ti fa desiderare il cammino. E il cammino è la ricerca di quel Dio che è già dentro di te e che cerca ogni occasione per mostrarsi. Un Dio che bussa alla porta del cuore e ti sorride…

Poi?

Poi speri che un giorno o l’altro ritornino o che comunque si sia aperto uno spiraglio attraverso il quale riescano a vedere quel sorriso. Perché finché non lo vedi, finché non ne senti la nostalgia non c’è cambiamento. Perché ci sono persone che non sono capaci di guardarsi dentro. Vivono fuori, soltanto fuori. In loro tutto è disperso. È come se non avessero identità. Fanno fatica a confrontarsi col loro stesso volto. Poi... Poi comunque arriverà il momento che lo vedremo faccia a faccia... Pensa che bello!

Per te cos’è il Volto di Dio?

È tutto ciò che desidero. È l’attenzione di ogni momento della giornata. Un pensiero che piano piano sgombra il campo da tutto quello che ti separa da lui. In questo la preghiera è una via di purificazione. Un cammino in cui lasci dietro i pezzi e a volte sanguini, ma è il richiamo di Dio che ti fa lasciare tutto quello che non serve.

Come fai a sapere che è la strada giusta?

Perché quasi ogni giorno capitano cose in cui lui mi fa capire che è importante che io resti qui da eremita fra le montagne. E questo mi rassicura. Ma del resto se imposti la vita nella preghiera capisci quanto la preghiera sia grande e sia forte e quanto ti conduca sulla strada di Dio facendoti superare ogni difficoltà.

Come si imposta la vita nella preghiera?

Credo che il cuore della preghiera sia non nel quanto e nel come si prega, ma nel desiderio di voler pregare. Se io desidero pregare, se desidero incontrare Gesù nell’Eucarestia... allora questo fa la differenza. Tu ti metti a disposizione e Dio può compiere la sua opera in te avvicinandoti a quella somiglianza alla quale fin dal principio sei stato chiamato. Allora anche il Volto si forma e senti davvero di poterlo chiamare Papà.

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