mercoledì 4 novembre 2020
La sera di Sant’Ambrogio il sipario del Piermarini non si alzerà sulla prevista, ma mai annunciata ufficialmente, Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti. Chiuso pure il museo
Chiude causa Covid anche il Teatro alla Scala

Chiude causa Covid anche il Teatro alla Scala - Ansa

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Il Covid ferma la Prima della Scala. La sera di Sant’Ambrogio, infatti, il sipario del Piermarini non si alzerà sulla prevista, ma mai annunciata ufficialmente, Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti. Lo ha deciso ieri il consiglio di amministrazione del teatro, presieduto dal sindaco di Milano Beppe Sala, prendendo atto che «nell’attuale quadro epidemiologico e normativo non sussistono le condizioni per provare e realizzare una produzione aperta al pubblico e del livello e con le caratteristiche richieste per un’inaugurazione di stagione». La Lombardia diventa zona rossa, dunque, si legge in un breve comunicato diffuso dal teatro, sono “rinviate” le rappresentazioni dell’opera previste a partire dal 7 dicembre, precedute come tradizione dall’Anteprima giovani del 4 dicembre.

Prima del coronavirus la serata inaugurale scaligera era stata cancellata solo durante la Seconda guerra mondiale.

Certo, quest’anno si farà di tutto per non farla saltare completamente, mettendo in campo una nuova formula, diversa dal tradizionale titolo operistico: il consiglio di amministrazione ha chiesto a Dominique Meyer, sovrintendente e direttore artistico del Teatro alla Scala, di «approfondire la sua proposta per una soluzione alternativa di alta qualità per la serata del 7 dicembre. Non ritenendo di poter avere pubblico in teatro si cercherà una formula per raggiungere una platea la più ampia possibile».

Si pensa a una serata da trasmettere in tv (da qualche anno la Prima va in diretta su Rai 1), dove dare spazio a orchestra, coro e corpo di ballo e durante la quale coinvolgere gli artisti scritturati per questa Lucia di Lammermoor, primi fra tutti i protagonisti Lisette Oropesa e Juan Diego Florez.

Un piano B che il manager francese, arrivato al timone del Piermarini lo scorso febbraio proprio all’inizio della pandemia, sta mettendo in campo per salvare la Prima del 7 dicembre. Prima che, dal 1951 (quella sera sul palco c’era una giovane Maria Callas protagonista de I vespri siciliani di Giuseppe Verdi), si svolge la sera di Sant’Ambrogio, patrono di Milano, mentre sino al 1950 la stagione si inaugurava il 26 dicembre.

Una decisione, quella di cancellare Lucia, che arriva un po’ a sorpresa, sebbene fosse tra le ipotesi in campo vista l’incertezza legata alla pandemia. Da giorni, infatti, negli spazi dell’ex Ansaldo erano in corso le prove e lo spettacolo, firmato dal regista greco Yannis Kokkos, già ieri, a più di un mese da Sant’Ambrogio, era praticamente pronto nel suo impianto generale.

Il Dpcm del 24 ottobre con il quale il governo ha chiuso i teatri al pubblico non aveva impedito agli artisti di provare, con adeguati dispositivi di sicurezza e distanziamenti (diverse le foto postate sui social da cantanti e lavoratori scaligeri in questi giorni, per dire la voglia di non arrendersi). Lisette Oropesa (il soprano americano doveva essere la protagonista, Lucia), George Petan (Enrico) e Roberto Tagliavini (Raimondo) erano a Milano e stavano lavorando allo spettacolo: mancava all’appello solo Juan Diego Florz (il tenore peruviano, beniamino del pubblico, avrebbe dovuto interpretare il ruolo di Edgardo) che sarebbe dovuto arrivare proprio in questi giorni a Milano per le prove di regia e per l’inizio delle prove musicali con Riccardo Chailly. Perché l’ipotesi che circolava, in caso di (probabile) prolungamento della chiusura dei teatri, era quella di fare lo spettacolo con la sala vuota e trasmetterlo in diretta su Rai 1.

Tanto che le scene, costruite nei laboratori scaligeri, erano già arrivate sul palco del Piermarini: una imponente parte sghemba, grandi statue per il cimitero del terzo atto e sculture di animali per i saloni del castello scozzese in cui Donizetti e il librettista Salvatore Cammarano hanno ambientato il loro melodramma (andato in scena per la prima volta a Napoli nel 1835) ispirato a un racconto di Walter Scott.

Tutto bloccato. Così come la prossima stagione. Ad ottobre era in programma la conferenza stampa di presentazione del nuovo cartellone che il sovrintendente Meyer aveva deciso di annunciare a blocchi di tre mesi (tra gennaio e marzo si attendevano un nuovo Rigoletto di Verdi con la regia di Mario Martone e un Così fan tutte di Mozart diretto da Antonio Pappano). Ma l’evolversi della pandemia aveva suggerito di rimandare l’annuncio di titoli che sarebbero potuti saltare e di cancellare preventivamente (prima che lo facesse il Dpcm) concerti e spettacoli per bambini previsti tra novembre e dicembre.

Tanto più che, proprio in quei giorni, tra gli artisti scaligeri si erano riscontrati diversi casi di positività, tra i cantanti di Aida, tra i coristi e gli orchestrali, formazioni messe in quarantena dall’Ats. Cosa che, era chiaro, avrebbe comunque reso difficile l’avvio delle prove di Lucia di Lammermoor. Restano, nei magazzini della Scala, spettacoli pronti: Lucia, ma anche Il turco in Italia di Rossini, andato in scena solo una sera il 22 febbraio prima della serrata, o Salome di Strauss che, diretta da Chailly e con la regia di Damiano Michieletto, avrebbe dovuto andare in scena lo scorso 8 marzo, provata e riprovata, ma mai arrivata al debutto.

E causa Covid anche il Museo Teatrale alla Scala deve chiudere i battenti. Il nuovo Dpcm del governo del 3 novembre sancisce la chiusura dei musei e dunque fa saltare l’inaugurazione prevista per oggi della mostra Il mito della Scala tra cronaca e critica curata da Pier Luigi Pizzi. «L’appuntamento è solo rinviato. Il Museo, non appena potrà, riaprirà e sarà una grande festa per tutti» si legge nel comunicato che annuncia lo slittamento della mostra sul rapporto della Scala con la parola scritta, letteraria, critica, o giornalistica.

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