venerdì 3 febbraio 2023
Nella città emiliana, fino al 26 febbraio, la mostra dell'Istituto Europeo del Restauro con i sarcofagi di Deir el-Bahari. Testimonianze autentiche e un laboratorio che lavora in presa diretta
Le restauratrici al lavoro all'interno del modulo "Europa"

Le restauratrici al lavoro all'interno del modulo "Europa"

COMMENTA E CONDIVIDI

Prima un biglietto da visita, datato a penna “8 fevrier 1894”, che pubblicizza le “Réparations Invisibles”. Poi una busta con il timbro “Bruxelles 19 avril 1896” e firmata Armand Bonn su cui si legge «Jai restauré ce sarcophage». L’inizio e la fine di un restauro effettuato secondo la dottrina dell’Ottocento condizionata dalla filosofia del restauro “mimetico” della Francia di quel secolo sotto l’influenza delle teorie di Viollet le Duc. I “pizzini” lasciati dal lungimirante restauratore sono stati ritrovati dagli operatori dell’Istituto Europeo del Restauro che oltre cento anni dopo lavorano su quel sarcofago, catalogato con la sigla E.05879, e sugli altri pezzi della collezione dell’Art & History Museum di Bruxelles. Li ripuliscono dai segni del tempo, con una logica però diversa da quella di Bonn, fra i restauratori più importanti del suo tempo, e della sua testimonianza preziosa, curiosa e certamente inedita: riportare al meglio della conservazione quello che davvero è rimasto. Senza “trucchi” e stucchi. Senza cera, senza ritocchi invasivi che ne possano minare l’autenticità. Non il restauro mimetico per dare la «visione completa», ma un intervento di restauro che riporti la “visione originale”. Ed è così, togliendo quello che allora fu aggiunto che è stato possibile trovare questi preziosi documenti e ricostruire la “storia” del sarcofago.

È una delle chicche della straordinaria mostra Egitto svelato. I sarcofagi egizi di Deir el-Bahari. Esposizione e restauro in pubblico che proprio l'Istituto Europeo del Restauro (Ier) organizza a Piacenza, fino al 26 febbraio, in collaborazione con l'Art & History Museum di Bruxelles e grazie alla sensibilità dell’amministrazione comunale, a Palazzo Gotico, in piazza Cavalli. Una sede che riapre alle esposizioni proprio con questo percorso che porta per la prima volta nella città emiliana dei sarcofagi della civiltà dei faraoni, dando vita un evento di livello internazionale sul tema dell'Antico Egitto che si distingue, anche rispetto ad altre importanti esposizioni in corso in Italia, sia per la presenza di preziosissimi reperti originali (e non di repliche), sia per l'innovativo format di “Europa”, un laboratorio unico nel suo genere appositamente progettato per il restauro in pubblico, trasformando la visita in un'esperienza.

I pezzi esposti sono per lo più risalenti a un'epoca relativamente poco conosciuta della Civiltà Egizia, il Terzo Periodo Intermedio (1078-747 a.C.), il periodo in cui i Sacerdoti del tempio di Amon dominavano la necropoli di Deir el-Bahari. Il viaggio comincia con alcuni preziosissimi sarcofagi splendidamente decorati, provenienti dal Secondo Nascondiglio di Deir el-Bahari e appartenuti proprio ai sacerdoti e alle sacerdotesse di Amon della XXI dinastia (1070-900 a.C.), oggi conservati all'Art & History Museum di Bruxelles. Nella seconda parte del percorso i visitatori potranno ammirare mummie, sarcofagi ed oggetti dei corredi funerari provenienti da numerosi musei italiani - tra cui il Mann di Napoli – che permettono al visitatore la scoperta della materialità di questi reperti e del loro significato simbolico e religioso. E poi ecco aprirsi la sezione operativa, dedicata al restauro antico e moderno dei pezzi: l'innovativo modulo “Europa”, una galleria di cristallo di 16 metri, un vero laboratorio di restauro altamente tecnologico, progettato dall'Ier per gli interventi in pubblico, vincitore del Visit Brussels Award come nuova concezione espositiva, grazie al quale i visitatori potranno assistere dal vivo e in diretta al restauro di un sarcofago egizio e interagire con i restauratori al lavoro. All'interno del modulo, per tutta la durata della mostra, operano i tecnici dell'Istituto Europeo del Restauro guidati da Teodoro Auricchio, uno dei massimi esperti di restauro ligneo a livello internazionale, con la collaborazione di Annalisa Pilato, insieme a un team di giovani restauratrici giunte da tutto il mondo. Uno “spettacolo” nello spettacolo che incuriosisce e affascina il visitatore e non solo gli addetti ai lavori. Grandi e piccini. A guidare i “piccoli” esploratori dell’Antico Egitto ci sono video teatralizzati e pannelli che hanno come protagonista Mumy - la mascotte del progetto – con spiegazioni a misura di bambino, indovinelli e divertenti prove.

«La collaborazione tra Istituto Europeo del Restauro e Art and History Museum – spiega Auricchio - è nata nel 2014 quando il museo belga ha affidato ai restauratori dell'Ier il delicato intervento sui preziosi reperti della collezione egizia della XXI dinastia, nell'ambito di una piattaforma internazionale che mira allo studio e alla conservazione dell'eccezionale patrimonio di Deir el-Bahari e vede riunite alcune delle più importanti istituzioni museali e laboratoriali di tutto il mondo. L'Istituto ha trasformato l'intervento di restauro in un innovativo progetto di valorizzazione e divulgazione scientifico-culturale che si è concretizzata in tre mostre-evento, che si sono svolte a Ischia, sede dell’istituto, nel Castello Aragonese, e poi Bruxelles e Siracusa. Quella piacentina è la quarta e ultima tappa, prima della grande mostra che celebrerà a Bruxelles il ritorno a casa dei sarcofagi dell'Art and History Museum, dopo il restauro».

Nei primi giorni di apertura la mostra è stata visitata anche dal sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, che ha apprezzato la qualità dell'evento, l’autenticità del percorso e la rete di collaborazione attivata con numerose realtà museali: dall'Art and History Museum di Bruxelles al Museo Archeologico di Napoli, dal Museo Civico di Crema e del Cremasco al Museo Civico Archeologico di Bergamo, dal Museo di Archeologia dell'Università di Pavia al Collegio Alberoni di Piacenza. «Un percorso che spero possa aprire una nuova stagione espositiva per Palazzo Gotico e per la città», ha detto l’assessore alla Cultura, Christian Fiazza. Perché partire con gli egizi? «Perché a Piacenza non c’erano mai stati». Una battuta, ma anche il senso dello spirito di scoperta che anima questo viaggio in una civiltà del passato. Attraverso opere e testimonianze. E la passione di chi, come i restauratori e le restauratrici dell’Istituto di Ischia, ci aiuta a svelare i segni della storia.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: