martedì 22 marzo 2022
L'odissea a lieto fine del 18enne guineano, nuova stella dell'Atalanta che due mesi fa giocava in Puglia, in seconda categoria, nella "Rinascita Refugees"
Il 18enne Moustapha Cisse

Il 18enne Moustapha Cisse - Fotogramma

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Stop col piede destro, tiro col sinistro. E la palla s’insacca superando il portiere rossoblù. Poi Moustapha Elhadji Cissé, attaccante 18enne della Guinea con la maglia numero 99 della Dea, esulta per il primo gol in serie A. È l’82esimo di Bologna Atalanta e Moustapha è in campo da 17 minuti, in sostituzione di Muriel. Un azzardo, visto che fino a soli due mesi fa il ragazzo, classe 2003, giocava in seconda categoria, in una squadra pugliese. Ma mister Gasperini sa, o intuisce, che può spaccare la partita, inchiodata sullo zero a zero. E facendolo entrare, contribuisce a scrivere un nuovo capitolo della fiaba di questo ragazzone dalla corsa agile.

Una corsa iniziata nelle periferie di Conakry, capitale guineana da anni sull’orlo della guerra civile. Una terra che Moustapha si lascia alle spalle da adolescente, dopo la morte del papà. L’odissea di profugo nel 2019 lo fa approdare a Copertino, in provincia di Lecce, dove gioca la Rinascita refugees, squadra di terza categoria nata da una coop sociale e composta da richiedenti asilo. Li allena un 42enne senegalese, Niang Baye Hassane, mediatore culturale che si è guadagnato il pane con mille mestieri, compreso quello di “vu’ cumprà”. Hassane mastica calcio e orecchiette. E appena vede palleggiare il sedicenne, lo schiera titolare. Anche grazie ai suoi gol, la Rinascita vince il campionato e passa in seconda categoria (dove quest’anno è ai piani alti della classifica).

Fra Bergamo e Copertino ci sono mille chilometri, ma gli scout della Dea seguono Cissé per un anno. A febbraio arriva l’ingaggio: in tre partite con la Primavera nerazzurra, il diciottenne segna altrettante reti. E domenica Gasperini, privo da tempo del centravanti Duvan Zapata e a corto di soluzioni, lo porta in panchina. A bordo campo, i piedi del diciottenne – che correvano scalzi nelle strade polverose d’Africa – scalpitano, inguainati negli scarpini. E col match sul pari, l’allenatore fa una scommessa, ripagata col gol decisivo.

Così, da domenica sera, nei tg e sui quotidiani sportivi l’esultanza di Moustapha diventa un fotogramma di una sceneggiatura da film, col lieto fine del gol, ma tante altre puntate da scrivere. Il merito è suo, ma anche di quanti – come mister Hassane e il presidente della Rinascita refugees Antonio Palma – continuano a coltivare i talenti di tanti ragazzi stranieri arrivati dal mare, allenandoli sul campo e assistendoli nello studio, nel lavoro e con la burocrazia.

Nelle Marche, ad esempio, gioca in terza categoria Save the Youths Montepacini Fc squadra nata a Fermo nel 2018, composta da richiedenti asilo che studiano o lavorano nel settore calzaturiero. Una storia raccontata nel libro “Mare Fermo” di Guy Chiappaventi e animata dalla passione di Andrea Braconi, giornalista e 'chioccia' in campo. Chi scrive ha calciato il pallone con loro su un campetto della Capitale, constatando che la buona integrazione si può fare anche coi piedi. E il destro e il sinistro di Moustapha Cissé ne sono solo l’ennesima conferma.

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