sabato 4 aprile 2020
Usciva nel 1970 il doppio album nato dalla penna di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice e divenuto poi
Ted Neely in una scena di "Jesus Christ Superstar"

Ted Neely in una scena di "Jesus Christ Superstar"

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Dopo mezzo secolo la forza provocatoria e drammatica di un’opera musicale come Jesus Christ Superstar resta ancora attuale, soprattutto in questo sofferto periodo di Quaresima. Era la primavera del 1969 quando l’allora ventenne e sconosciuto Andrew Lloyd Webber compose la canzone Superstar, sul testo dell’amico 23enne Tim Rice nella villa sul mare della zia alla Mortola, vicino a Ventimiglia. Il singolo usciva quasi in sordina in Inghilterra nel novembre dello stesso anno e nel dicembre arrivava ad un imprevisto successo negli Stati Uniti. Questo è il nucleo da cui è nato nel 1970 Jesus Christ Superstar – Rock Opera, un doppio album immortalato poi nel ’73 dal film di Norman Jewison.
Una sacra rappresentazione moderna e laica, amata e contestata, degli ultimi sette giorni di Cristo che ancora oggi colpisce nella sua miscela di rock e Vangelo. Insieme Webber e Rice avevano avuto l’intuizione di un Gesù raccontato dal punto di vista di Giuda. Così nel settembre 1970 vedeva la luce Jesus Christ Superstar – Rock Opera, un doppio album con un’orchestra sinfonica di 85 persone, 6 musicisti rock, 3 cori. La parte di Gesù venne interpretata da Ian Gillan, leader del gruppo heavy metal dei Deep Purple, accompagnato da altri cantanti rock, Murray Head nei panni di Giuda, Yvonne Elliman della Maddalena e l’attore Barry Dennen che interpretò Pilato sia nel disco che nel film. Le innovative liriche di Rice scavano nell’animo di un Gesù uomo, confuso e a volte spaventato dalla sua missione, e fanno di Giuda un predestinato da Dio alla dannazione eterna. Il tutto accompagnato da una musica irresistibile che mescola rock, soul, funk e pop sino alla psichedelia nella sofferta preghiera di Cristo Getsemani.

La BBC bollò l’album come “sacrilego” e lo bandì dalle sue trasmissioni, ma il successo arrivò comunque. Jesus Christ Superstarfu l’album più venduto negli Stati Uniti nel ’71, e sinora ha venduto 7 milioni di copie nel mondo. Il produttore Roger Stigwood decise di farne uno spettacolo teatrale che debuttò a Broadway l’anno stesso, dove rimase in scena per 720 repliche e 18 mesi, con la regia di Tom O’Horgan (il regista di Hair): nel cast figuravano lo stesso Ian Gillan e Ted Neely (il futuro protagonista del film) nelle repliche, oltre a Carl Anderson (il Giuda nero del film). A Londra il musical debuttò nel 1972 per rimanervi 8 anni con 3.358 rappresentazioni. Ancora oggi è in scena in decine di Paesi del mondo, con un particolare successo in Italia per l’opera firmata da Massimo Romeo Piparo: in scena da 26 anni, ha superato le 2000 rappresentazioni arruolando dal 2014 lo stesso Ted Neeley, oggi 77enne.

Stigwod poi produsse nel 1973 il film girato in Israele con alcune immagini surreali rimaste nella storia del cinema, come pure le strepitose performance dei protagonisti Ted Neeley e Carl Anderson e della dolce Yvonne Elliman (Maria Maddalena). Il successo mondiale di questa rivisitazione evangelica dai colori hippie, figlia della controcultura, fu naturalmente costellato da feroci polemiche, sia da parte degli ebrei sia da parte dei cristiani in particolare sulla figura di un Gesù uomo e non divino e sull’assenza della Resurrezione. All’epoca il paroliere Tim Rice spiegava: «Abbiamo trattato il Cristo più come uomo che come Dio: noi, come autori non prendiamo posizione. Però il primo spunto ce l’ha offerto proprio il decano di San Paolo che una volta ci ha detto: “Prendete Gesù e portatelo via dalle vetrate istoriate”. Come base abbiamo scelto il Vangelo di Giovanni. Mi sono servito anche della Vita di Cristo scritta dal vescovo cattolico americano Fulton Sheen e di quella scritta dall’italiano Marcello Craveri».

Un’opera meditata, quindi che è diventata un classico, anche in tante parrocchie e ben valutata nel 1974 anche dalla Commissione Nazionale Valutazione Film della Cei all’arrivo in Italia del film. Un film, recita la scheda, in cui «la figura umana e fortemente contrastata del Cristo non vuole essere, e non è, né quella della storia, né quella dei Vangeli. Una tale fisionomia di spettacolo–fantasia– religiosa è esaltante e stimolante, anche per la ricchezza artistica del lavoro; merita perciò una raccomandazione ma esige, tuttavia, un accostamento avveduto e cosciente». Ora il capolavoro torna in scena, gratuitamente, sul web. Sir Andrew Lloyd Webber sul nuovo canale youtube The Shows Must Go On, venerdì prossimo alle 19 proporrà, visibile per 48 ore, la produzione 2012 di Jesus Christ Superstar. Ed il sito in streaming BroadwayHD, proporrà il 9 aprile Jesus Christ Superstar: Live Arena Tour.

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