martedì 4 gennaio 2022
La nascita di Gesù dipinta da Giotto con la cometa poi identificata come quella di Halley ci parla del necessario ed esistenziale confronto fra ragione e spiritualità
La stella cometa dipinta da Giotto e da lui vista nel 1301, poi identificata con quella di Halley. Cappella degli Scrovegni, Padova

La stella cometa dipinta da Giotto e da lui vista nel 1301, poi identificata con quella di Halley. Cappella degli Scrovegni, Padova - Archivio

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La “cometa di Santa Lucia” è passata all’alba del 13 e 14 dicembre. L’ha scoperta il 3 gennaio 2021 l’astronomo Gregory J. Leonard in Arizona. La cometa Leonard, tecnicamente C/2021 A1, dice subito che non la vedremo più: la sigla “C” indica che il tragitto di questo corpo celeste è aperto come quello di una iperbole e che è stato scoperto all’inizio del 2021.

Esattamente un anno dopo la sua scoperta, domani 3 gennaio la cometa dovrebbe passare per il suo perielio, il punto di minima distanza dal sole. Dopodiché si allontanerà da noi per sempre.

Ogni Natale discute della sua cometa, da dove viene, di cosa è fatta, che informazioni porta: nel 2018 la 46P/Wirtanen, nel 2019 la cometa interstellare 2I/Borisov, nel 2020 la Erasmus. Si cercano risposte a domande importanti come quella di cosa c’è negli spazi interstellari.

Come al tempo di Gesù, quando apparve la cometa posta oggi nei nostri presepi, ma le domande sulla natura si sovrapponevano più facilmente a domande spirituali.

«Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» (Mt 2,2), dissero i Magi provenuti dall’Oriente. La stella «li precedeva» (Mt 2,9). La natura di questa stella è stata ripetutamente oggetto di discussione.

Era una cometa o una stella? Il Vangelo parla di un evento astronomico generico (in greco aster). Ma Giotto ritrasse una cometa nella Cappella degli Scrovegni dopo aver visto quella del 1301, verosimilmente la cometa di Halley che apparve anche nel 12 a.C. e che qualcosa di speciale ce l’ha davvero.

Fu Edmond Halley a identificarla nel 1705. Fu il trionfo della teoria della gravitazione di Isaac Newton, che non era riuscito a includere in modo perfetto questi oggetti celesti nel suo sistema di mondo. Eppure i suoi Principi matematici della filosofia naturale (1687) furono consacrati agli altari della storia della scienza.

L’opera metteva fine alla disputa su chi occupasse il centro del mondo, la terra o il sole. Ma di dispute astronomiche non si lesinava a quel tempo, inclusa quella sulla natura delle comete. Tycho Brahe aveva dimostrato che le comete passano sotto la luna orbitando intorno al sole e non sono vapori nell’atmosfera terrestre come volevano i filosofi aristotelici.

Gli astronomi litigavano su come calcolare le traiettorie. I filosofi cercavano soluzioni concettuali per spiegare la natura delle comete, perché non si poteva attingere all’esperienza diretta. I teologi si arrovellavano sulla natura mutevole e imperfetta del cielo attestata dalla stella dei magi.

Galileo Galilei fu coinvolto in una disputa sulla natura delle comete guerreggiando col gesuita Orazio Grassi. Terra o Sole al centro, cieli fatti di materia ordinaria o no? Dalla polemica Galilei ne trasse uno dei suoi libri più riusciti, Il saggiatore (1623), dove sancì che la natura è scritta in caratteri matematici.

Anche i teologi si sentivano interpellati. Cattolici e protestanti. “Teoremi filosofici sulla stella dei Magi” ( Theoremata philosophica de stella magorum) è il titolo delle tesi dibattute il 7 gennaio 1611 a Basilea da Johann Jakob von Brunn, allievo del teologo protestante Johann Georg Gross.

Sono 25 tesi per aiutare i teologi a capire la stella dei Magi, se fosse esistita davvero e, in tal caso, come interpretare la vicenda. La brevità del testo non permette di sapere se nella discussione orale si andò più a fondo, ma dà comunque la prova della ripercussione dei dibattiti scientifici su temi di fede.

Dapprima, si cerca di contestualizzare l’origine di una credenza: se i Magi seguirono la stella, la seguirono perché nella loro cultura astrologica un evento simile aveva un significato politico. In secondo luogo, si sottolinea come l’oggetto celeste fosse proprio una stella, non una cometa, non un angelo, non lo Spirito Santo. Quale doveva essere allora il contenuto soprannaturale del Vangelo? La ragione umana chiedeva una spiegazione a ciò che i sensi avevano scorto, ma lo spirito intuiva che c’era dell’altro.

Oggi la scienza ci dice molto delle comete e cerchiamo altrove i messaggi celesti. In che modo la stella dei Magi può richiamarci a tenere insieme ragione e fede? Spingere a fondo la ragione porta a capire di cosa siamo fatti e di cosa è fatto il mondo. Capire il mondo spinge la fede più a fondo, per credere meglio, e soprattutto per amare meglio. E quando, chissà, avremo capito tutto, forse sapremo anche restare dinanzi al mistero della nostra umanità, benedetta da quel Nato di donna così bello che anche una stella in cielo non poté che fermarsi stupita a guardarlo.

Il piccolo giallo della cometa dipinta da Giotto, guarda il video

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