mercoledì 3 febbraio 2021
La prefazione di Jeffrey D. Sachs, direttore del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite, al volume di Roberto Morozzo della Rocca "La strage silenziosa" sul progetto Dream
Un piccolo malato di Aids in Swaziland

Un piccolo malato di Aids in Swaziland - Epa/Jon Hrusa

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Pubblichiamo alcuni estratti della prefazione di Jeffrey D. Sachs, docente della Columbia University e direttore del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite, al volume di Roberto Morozzo della Rocca La strage silenziosa. Come l’Africa ha rischiato di morire di Aids e come si è invertita la rotta (Laterza, pagine 264, euro 22,00), un documentato racconto sul passaggio dagli anni perduti al modello del progetto Dream promosso dalla Comunità di Sant’Egidio.

L’epidemia di Covid-19 ha causato finora più di 1,2 milioni di vittime e almeno 45 milioni di contagi, nonostante abbia mostrato di poter essere contenuta con successo, come avvenuto in diversi paesi. I problemi più urgenti potrebbero sembrare di natura tecnica: come praticare i test, la quarantena e altre misure di salute pubblica per sopprimere il virus. Tuttavia è penosamente evidente che i problemi più profondi sono di natura culturale ed etica. Paradossalmente se la si vedesse come una crisi etica, verrebbe risolta molto più rapidamente. I leader capirebbero il senso morale dell’interrogarsi su come alcuni paesi, a differenza di altri, sono riusciti a contenere il virus. Questa prospettiva morale li spingerebbe a un’indagine più approfondita: cosa potremmo far meglio? Imparerebbero le arti pratiche della salute pubblica, salvando cosi sia vite umane sia l’economia.

Roberto Morozzo della Rocca ha scritto un brillante moral tale sull’Aids in Africa. Come il Covid-19, l’Aids era ed è un flagello che miete un enorme numero di vittime ogni anno; attualmente circa un milione in tutto il mondo, in calo rispetto ai 3 milioni di morti del picco del 2005. L’Africa è da lungo tempo l’epicentro della pandemia globale. Analogamente al Covid-19, l’epidemia di Aids può essere domata – molti paesi ci sono riusciti – ma in generale non è stato cosi. Come per il Covid-19, il persistente fallimento della lotta all’Aids riflette su scala globale una profonda cecità morale nel comprendere cosa conta di più quando si tratta di Aids: salvare vite umane e arrestare completamente la trasmissione. Abbiamo avuto in mano per oltre un decennio gli strumenti chiave per porre fine all’Aids. Semplicemente non li abbiamo utilizzati, offuscando costantemente le ragioni di questo fallimento. […]

Milioni di poveri morivano a causa di malattie epidemiche che i loro governi non potevano combattere perché troppo poveri. I costi necessari a contenere queste epidemie, e quindi a salvare milioni di vite, non erano che un’inezia per i paesi ricchi. Sicuramente non sarebbe stato troppo chiedere che i ricchi agissero in solidarietà con i poveri, soprattutto perché i costi erano così piccoli e la posta in gioco così alta. Se correttamente inteso, si tratta di un problema etico semplice, e non difficile da risolvere. La fine delle epidemie permetterebbe crescita economica e sviluppo. I paesi che oggi necessitano di aiuti in futuro avrebbero dei bilanci autosufficienti. E società in salute litigherebbero meno, combatterebbero meno, recluterebbero meno bambini-soldato e i loro membri non sarebbero costretti a emigrare o fuggire diventando rifugiati. Nel freddo linguaggio economico angloamericano: i benefici del controllo delle malattie superano di gran lunga i costi. Eppure per il mondo ricco questo problema si è rivelato molto difficile da 'risolvere'. Fosse stato un esame, i paesi del G7 e le innumerevoli agenzie Onu non lo avrebbero superato. Sulla questione della povertà, sono rimasti bloccati. I paesi africani erano troppo poveri per restare in vita, ergo le persone di quei paesi, in un certo senso, erano condannate naturalmente a morire.

Morozzo conosce bene la storia, e la racconta con acume: gli innumerevoli dinieghi, rifiuti, menzogne, confusioni, e giustificazioni per non far nulla, stavano là ad ostacolare una politica semplice a farsi, che raccogliesse una modesta quantità di fondi dai ricchi per salvare un gran numero di poveri. Ho speso gran parte del periodo dal 1999 al 2008 a sostenere la necessità di aumentare i finanziamenti per salvare vite umane e consentire ai paesi più poveri di salire sul primo gradino dello sviluppo. Le vittorie ottenute sono state vittorie etiche, conquistate sul campo da coraggiosi leader morali. La Comunità di Sant’Egidio ha indicato la strada per il successo: conosceva bene le grandi questioni etiche in gioco e le affrontava con decisione. Guidata dall’impegno per la vita e la dignità umana, essa ha risolto tutti i problemi pratici per portare la terapia salvavita dell’Hiv alle più povere comunità dell’Africa.

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