martedì 14 giugno 2022
La giuria lo ha scelto per “il rapporto con il contesto urbano, il giardino pensile generoso e accessibile e di forte valore architettonico, il tono sostenibile dell’intervento”
Il progetto di LAN (capogruppo), SCAPE Architecture, SNA, Bollinger + Grohmann Ingegneria, Franck Boutté Consultants, Bureau Bas Smets, Folia Consulenze

Il progetto di LAN (capogruppo), SCAPE Architecture, SNA, Bollinger + Grohmann Ingegneria, Franck Boutté Consultants, Bureau Bas Smets, Folia Consulenze - Maxxi

COMMENTA E CONDIVIDI

È il gruppo di progettazione guidato dallo studio italo-francese LAN il primo classificato per il Concorso internazionale di idee indetto dal Maxxi nell’ambito del progetto Grande Maxxi per la realizzazione di un nuovo edificio sostenibile e multifunzionale (Maxxi Hub) e di un sistema di verde pubblico attrezzato (Maxxi Green) in un’area di pertinenza del Museo lungo l’asse di via Masaccio. Insieme a LAN (capogruppo), i coautori del progetto sono SCAPE Architecture, SNA, Bollinger + Grohmann Ingegneria, Franck Boutté Consultants, Bureau Bas Smets, Folia Consulenze. Seguono nella graduatoria dei primi cinque: il gruppo guidato dallo studio Vacuum Atelier (Italia), Resell + Nicca (Norvegia), Arquivio Architects (Spagna) e Galar-Velaz-Gil (Spagna). Il progetto primo classificato è stato presentato ieri mattina da Giovanna Melandri, presidente Fondazione Maxxi; Margherita Guccione, direttore scientifico del progetto Grande Maxxi, e dai progettisti primi classificati. Seguono nella graduatoria dei primi cinque il gruppo guidato dallo studio Vacuum Atelier (Italia), Resell + Nicca (Norvegia), Arquivio Architects (Spagna) e Galar-Velaz-Gil (Spagna). La Commissione giudicatrice ha scelto il progetto di LAN per «il rapporto con il contesto urbano, la presenza di un giardino pensile generoso e accessibile e allo stesso tempo di forte valore architettonico. Il progetto costruisce inoltre un rapporto virtuoso ed efficiente sia con la piazza Boetti che con via Masaccio e prevede una buona flessibilità nell’organizzazione delle funzioni e degli spazi a loro destinate. L’ampia presenza di spazi verdi, sia nell’area del nuovo edificio che nell’altra zona interessata dal concorso e l’uso di tecniche costruttive "a secco" contribuiscono in modi diversi al tono "sostenibile" dell’intervento». Per Giovanna Melandri «ora siamo pronti per costruire un Maxxi sempre più grande e sempre più green, all’insegna della sostenibilità, dell’innovazione, dell’inclusione e della bellezza, con nuovi e inediti spazi verdi tutti da scoprire e da vivere», mentre Margherita Guccione commenta: «Ci convince molto il primo classificato per il suo inserimento nell’articolato contesto dell’area del Maxxi e per la ben calibrata scrittura architettonica a tutte le scale del progetto».

MoDusArchitects, ristrutturazione e ampliamento di Accademia Cusanus

MoDusArchitects, ristrutturazione e ampliamento di Accademia Cusanus - ©Gustav Willeit/Maxxi

Sempre ieri al Maxxi protagonisti anche l'annuncio e la mostra con i progetti dei vincitori del Premio italiano di Architettura e la mostra con le opere dei vincitori del Premio Graziadei per la fotografia. La terza edizione del Premio italiano di Architettura, assegnato congiuntamente dal Maxxi e dalla Triennale di Milano, ha incoronato come autori del miglior edificio realizzato negli ultimi 3 anni MoDusArchitects per la ristrutturazione e l’ampliamento di Accademia Cusanus, il primo edificio moderno inserito sotto la tutela dei Beni Architettonici ed artistici della Provincia di Bolzano. Per la giuria “Ci sono almeno tre elementi molto convincenti nel progetto per l’accademia. Il primo è l’alta qualità urbana del complesso, che mette insieme una preesistenza importante e un’addizione a suo modo sorprendente per costruire un sistema di spazi accessibili e di alto valore civico. Il secondo è nella scelta di un atteggiamento rispettoso ma non passivo nei confronti della preesistenza. Il terzo nella capacità di “inventare spazi” e connessioni non immediatamente visibili dall’esterno del complesso, però essenziali all’identità di un organismo dedito alla formazione e alla relazione tra conoscenza e comunità”. Il premio al miglior giovane progettista è andato ad Atelier Remoto con Dandalò (2022), installazione vincitrice della prima edizione di NXT, il nuovo programma del museo dedicato alla promozione di giovani architetti e alla valorizzazione dello spazio pubblico. Nato dalla lunga e fortunata esperienza di YAP (Young Architects Program) il programma in partnership con il MoMA PS, ora NXT arriva a L’Aquila. L’installazione Dandalò, una sorta di palco sovrastato da vele leggere in piazza Santa Maria Paganica, ospiterà il programma estivo di eventi del nuovo museo e sarà a disposizione di turisti e cittadini come luogo di refrigerio e relax. Come si legge nelle motivazioni della giuria: “ll progetto Dandalò di Atelier Remoto ha convinto a fondo la giuria. I giurati del premio ne hanno apprezzato l’eleganza e la narratività attenta e consapevole rispetto al territorio aquilano. I giurati più legati all’attività del MAXXI e alla sede specifica hanno approvato anche la realizzabilità, la spazialità efficace nel sottolineare il contributo che il museo dà allo spazio pubblico della città e la disponibilità dell’installazione proposta ad accogliere le attività in programma per i mesi estivi”. Il progetto ha ricevuto il sostegno e il patrocinio del Comune dell’Aquila. Ad Andrea Branzi il Premio alla Carriera, approvato all’unanimità dalla giuria.

Nicola Di Giorgio, 'Calcestruzzo'

Nicola Di Giorgio, "Calcestruzzo" - Maxxi

Apre al pubblico il 15 giugno la nuova mostra dell’ottava edizione del Premio Graziadei per la Fotografia, che ha premiato per il Miglior Progetto il fotografo Nicola Di Giorgio, e ha attribuito tre menzioni speciali a Leonardo Magrelli, Cristiano Volk e al duo Orecchie d’Asino. La mostra presenta i progetti fotografici Calcestruzzo di Nicola di Giorgio e Blue Diamond di Rachele Maistrello, vincitori rispettivamente della VIII e della VII edizione del Premio Graziadei. Diversi nel metodo e negli esiti, i due progetti trovano una continuità nell’interrogazione del linguaggio fotografico e della sua capacità di documentare: sfruttando la cornice concettuale dell’archivio in quanto dispositivo di classificazione e di produzione di senso, i due autori hanno dato forma a progetti che rifuggono da narrazioni univoche, aprendo ampi spazi di interpretazione e riflessione critica. In Calcestruzzo e Blue Diamond, infatti, memoria personale e collettiva, ricostruzione storica e fittizia, si fondono, offrendo punti di vista inediti su temi complessi come l’impatto ambientale del costruito e sulle possibilità di relazione e comunicazione tra l’uomo e la natura.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: