mercoledì 8 febbraio 2017
ll maestro Vince Tempera: «Sono tutti uguali. Che futuro li aspetta? Solo uno su centomila ce la fa»
Il conduttore Carlo Conti con gli otto giovani in gara nella 67esima edizione del Festival di Sanremo

Il conduttore Carlo Conti con gli otto giovani in gara nella 67esima edizione del Festival di Sanremo

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La musica è finita e gli Amici (di Maria e non) dove vanno? Potrebbe essere questo il dubbioso refrain dell’ultima generazione canora. «Sono tanti, troppi che tentano la fortuna. E Gianni Morandi dovrebbe aggiornare il suo Uno su mille ce la fa con uno su centomila – almeno – riesce a stare a galla nel sempre più complicato mondo della musica leggera». È la sentenza provvisoria di un decano del palco dell’Ariston, il maestro Vince Tempera. Quarant’anni di onorata direzione d’orchestra abbinata a un brano sanremese, l’ultimo al Festival 2016: Francesco Gabbani, il vincitore della sezione Giovani con Amen.

«Ecco appunto è il caso di dirlo, amen, e di mettersi il cuore in pace perché con questo sistema i ragazzi che futuro avranno? Che fine ha fatto dopo dodici mesi la Francesca Michielin? E Gabbani… Con i suoi 33 anni (ora ne ha 34) non era neanche più un “giovane” la passata edizione: dopo aver vinto ha avuto un momento di notorietà (passaggi radiofonici, serate, comparsate televisive), ha scritto tra le altre Il bambino col fucile per l’album Mina-Celentano (peraltro unica canzone dell’album cantata solo dal “Molleggiato”) ma ammesso che quel disco abbia venduto 100mila copie, di diritti a Gabbani va un 14° fratto 4. Fate voi i conti…».

I conti al momento non tornano, aumenta il consumo del vinile, ma l’oggetto disco non è affatto volante dentro la lista della spesa degli italiani. E la deriva giovanile, inizierebbe proprio lì dove sarebbe cominciata «l’era più bella per la musica in tv è quella che stiamo vivendo», testo di Marco Mengoni. «Non è per fare il disfattista, io lavoro tutti i giorni con i giovani, ma siamo onesti: questi dei talent cantano tutti alla stessa maniera, anche perché i vocal coach sono sempre gli stessi e spesso si tratta di cantanti con scarsa storia, inaciditi dal loro insuccesso personale. Le voci poi, vengono selezionate sempre con lo stesso criterio.

Maria De Filippi, ma anche gli altri talent come Voiceo X-Factor non ascoltano proprio il giovane che fa rock o che provi a cimentarsi nel cantautorato. Nei corsi che tengo, da Altamura a Sanremo, l’85% delle nuove proposte sono femminili, ma in tv non ci arrivano e dopo i primi “no” mollano e non considerano più la musica neppure come un piacevole hobby, perché sono stati educati a raggiungere il quarto d’ora di celebrità ad ogni costo, altrimenti, pensano, sei un fallito/a ed è meglio lasciar perdere per sempre». Dura accettare la sconfitta quando dai talent sono usciti i loro ultimi punti di riferimento onirici: Mengoni, Emma Marrone, Alessandra Amoroso. «Sì ma di chi stiamo parlando? Sono cantanti bravini però mi viene da ridere quando vengono osannati per i dischi di platino conquistati. Ormai quelli si vincono dopo aver venduto 25mila copie.

Non è colpa loro certo se il mercato è questo, però è indubbio che le responsabilità sono di chi li gestisce e li illude, che poi sono gli stessi che hanno ridotto la musica a mero spettacolo televisivo, non ultimo Sanremo». La musica del resto ormai viaggia in Rete e i “fenomeni streaming” di Rovazzi e Bello Figo lo certificano. «Vero – continua Tempera – ma non c’è un solo cantante di quest’ultima generazione in grado di riempire uno stadio. Basta sintonizzarsi sulla finale del super bowl di Atlanta e vedi che lo spettacolo lo fa Lady Gaga. Da noi i personaggi che possono animare lo scenario musicale scarseggiano quanto i soldi per sostenere qualche talento che magari in prospettiva potrebbe crescere, anche a livello internazionale».

Mengoni dopo i primi bagni di folla è già stanco dell’intronata routine nazionalpopolare (nonostante il primo tour all’estero) e ha annunciato un anno sabbatico, guarda caso a New York e in giro negli Stati Uniti, dove per i nostri giovani, carini ma “disoccupati” del cantar leggero c’è tanto da imparare. Per ora, oltre alla chimera dei talent show, almeno gli otto finalisti della sezione Giovani (tre dei quali, Francesco Guasti, Lele, e Tommaso Pini arrivano da lì) una chance di occupazione futura se la giocano sul palco dell’Ariston. «Sanremo è una vetrina importante – dice Carlo Conti – e non a caso i Giovani li abbiamo messi in testa alla programmazione delle serate del Festival. Il web e i passaggi su Rai Radio 2 hanno fatto conoscere le loro voci, poi quello che faranno in futuro chi può dirlo? Ognuno mette alla prova il suo talento, consapevole che a volte chiusa una porta si può aprire apre un portone. Degli “scartati” di Sanremo, Battisti, Zucchero, Vasco Rossi… fuori da qui hanno fatto la storia della musica italiana». Già, ma i Vasco, i Battisti, gli Zucchero… del terzo millennio al momento non si vedono: all’orizzonte, i giovani cantanti sanremesi sono barchette in mezzo al mare d’inverno.

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