mercoledì 23 gennaio 2019
A Sanremo 2019 il 37% degli artisti in gara proviene dal panorama indipendente, rispecchiando la tendenza del mercato. Ecco i giovani che rappresentano la nuova Italia.
Il rapper romano Achille Lauro in gara al festival con la stravagante "Rolls Royce" (foto di D. Cambria)

Il rapper romano Achille Lauro in gara al festival con la stravagante "Rolls Royce" (foto di D. Cambria)

COMMENTA E CONDIVIDI

«Nato ai bordi di periferia » cantava nel 1986 un Eros Ramazzotti agli esordi vincendo il Festival di Sanremo con Adesso tu, inno all’amore che salva dalla strada. E dalla strada o, perlomeno, dalla realtà autentica delle nostre città arriva la maggior parte dei volti nuovi in gara al prossimo Festival di Sanremo. Nuovi per il pubblico di Rai 1, ma non per i ragazzi che ascoltano musica. Le piccole etichette discografiche indipendenti o gli artisti autoprodotti, secondo la ricerca Wintel 2018 effettuata per l’associazione mondiale dei discografici indipendenti (fra cui l’italiana AudioCoop), hanno raggiunto nel 2017 il 39,9% del mercato globale. E al Festival 2019 ben il 37% degli artisti in gara sono indipendenti, pur se diversi collaborano con le major.

La maggior parte sono rapper. A partire dal favoritissimo Ultimo, il 22enne Nicolò Moriconi, vincitore allo scorso Festival per i Giovani. Nato nel difficile quartiere romano di San Basilio, Ultimo è un bravo ragazzo che ha studiato pianoforte all’Accademia di Santa Cecilia e che a Sanremo cerca la consacrazione col brano melodico I tuoi particolari. Cresciuto nel quartiere Montesacro di Roma, ma con ben altra storia alle spalle, è il trapper Achille Lauro (il 28enne Lauro de Marinis), che sorprenderà tutti con la sua stravagante e divertente Rolls Royce, che fa il verso alla Vita spericolata di Vasco. Solo che Achille Lauro una vita spericolata l’ha avuta davvero, come testimoniano il suo documentario Achille Lauro No Face 1, regia di Sebastiano Bontempi, e il romanzo autobiografico per Rizzoli Io sono Amleto, dove tra poesia e durezza racconta di un padre violento, di una madre credente e impegnata con la parrocchia nell’accoglienza dei ragazzi in difficoltà da cui ha ereditato una interessante vena mistica che si ritrova nei suoi testi, ma anche degli anni dello spaccio, delle rapine a mano armata fino a uscirne grazie alla musica insieme al fratello produttore. «Oggi però lancio ai giovani un messaggio contro le droghe pesanti – aggiunge pur restando ambiguo su quelle cosiddette “leggere” – e dico loro che per riuscire occorre impegnarsi in qualcosa. A me è successo con la musica ».

All’Ariston si presenterà in doppiopetto, tatuaggi e un talento tutto da scoprire. Alla carica dei rapper di talento appartiene Ghemon, Giovanni Luca Picariello, avellinese 36enne laureato in giurisprudenza, che a Sanremo sta dalla parte delle donne col raffinato rap soul di Rose viola. A sorprendere sarà anche il milanese Alessandro Mahmood, madre sarda e padre egiziano, che presenta il suono più moderno del Festival in Soldi, bel testo su un padre assente scritto da Dardust and Charlie Charles. Poi ci sono i giovani in duetto: altro bravo ragazzo è il rapper antibullismo Shadeil 31enne Vito Ventura da Torino con Federica Carta, mentre efficace è Livio Cori, 31enne rapper dei Quartieri Spagnoli, con Nino D’Angelo, come pure il romanoRancore( Tarek Iurcich, padre croato e madre egiziana) che dà una sferzata al bellissimo brano di Daniele Silvestri Argento vivo.

Sul versante nuovi cantautori, oltre al lanciatissimo Motta, Targa Tenco 2018 che canta lo spaesamento del nostro Paese in Dov'è l'Italia, abbiamo il cantautore romano Briga con Patty Pravo e il melodico Enrico Nigiotti , mentre ai figli di Amici appartengono il caruccio Einar, italiano di origine cubana e Irama che canta un testo forte sugli abusi in famiglia. Ci sono poi le band, dai salentini Boomdabash che hanno rilanciato a suon di reggae quest’estate Loredana Berté, a quelle di lungo corso, come i pisani Zen Circus, politici e impegnati, e gli Ex Otago, che vincono per positività portando a Sanremo il riscatto di Genova. «Vogliamo portare all’Ariston la parte bella della nostra città, la Genova della generosità, della concretezza, il porto aperto alla accoglienza » raccontano gli artisti che nel bell’album Corochinato cantano i sentimenti quotidiani, ma anche la voglia di infinito. Il 2 febbraio esce il loro documentario Siamo come Genova, con un concerto a Marassi e interviste ai carcerati. «Un’esperienza gigantesca » concludono.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI