giovedì 15 giugno 2017
Scriveva il parroco al suo vescovo: «Non voglio né posso né contrastare alla disciplina della mia Chiesa, né venire a patti con la mia coscienza»
Don Primo Mazzolari nella sua Bozzolo, dove fu parroco dal 1932 alla morte nel 1959 (Fondazione Primo Mazzolari)

Don Primo Mazzolari nella sua Bozzolo, dove fu parroco dal 1932 alla morte nel 1959 (Fondazione Primo Mazzolari)

COMMENTA E CONDIVIDI

Martedì 20 giugno 2017 papa Francesco si recherà in pellegrinaggio a Bozzolo (provincia di Mantova e diocesi di Cremona) e a Barbiana (provincia e diocesi di Firenze), per pregare sulle tombe di don Primo Mazzolari e di don Lorenzo Milani. La visita, in forma privata, toccherà prima Bozzolo, dove il Santo Padre sarà accolto dal vescovo di Cremona Antonio Napolioni, e poi Barbiana, dove sarà atteso dall’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori.

Anticipiamo la prefazione di Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno e assistente ecclesiastico generale dell'Azione cattolica italiana, al volume «La carità è sempre un po' eccessiva» (Edb, pagine 128, euro 9,50) che raccoglie l'epistolario di don Primo Mazzolari con monsignor Giovanni Cazzani (1867-1952), vescovo di Cremona, il cui mandato attraversa quasi tutto l'arco del ministero sacerdotale del parroco di Bozzolo.

Una delle consolazioni più grandi che don Primo Mazzolari (1890-1959) ha sperimentato prima della sua morte è stata l’udienza privata concessagli da papa Giovanni XXIII, il 5 febbraio 1959. Per disposizione misteriosa e provvidenziale, l’incontro – avvenuto qualche giorno dopo che papa Roncalli aveva manifestato l’intenzione di indire un concilio ecumenico – ha preceduto di poche settimane la scomparsa del parroco di Bozzolo, che ha affidato all’obbedienza il compito di manifestare il suo amore «devoto e appassionato» alla Chiesa. Le pagine di questo libro raccontano il filiale rispetto di Mazzolari per il suo vescovo, monsignor Giovanni Cazzani (1867-1952), a cui riconosce una «paterna benevolenza che, senza indulgere, comprende, compatisce e raddrizza». Consapevole che l’obbedienza apre allo Spirito Santo uno spazio più ampio, mettendo al riparo dall’insidia di cercare la propria volontà persino nell’amministrazione dei beni di Dio, don Primo fa questa confidenza al suo vescovo: «L’amore della libertà è pari in me alla devozione e all’obbedienza cristiana verso i miei superiori».

L’obbedienza di Mazzolari non ha conosciuto i «silenzi pavidi e cortigiani» di chi è solito «consumare le scale dell’episcopio » per entrare nelle grazie del vescovo senza nutrire per lui affetto e venerazione veramente filiali. Quella di don Primo è un’obbedienza «virile e cristiana», consumata «ilarmente e cordialmente», osservando questa regola di vita: «Non voglio né posso, per nessuna ragione, né contrastare alla disciplina della mia Chiesa, né venire a patti con la mia coscienza di uomo e di sacerdote». Nei tornanti più impegnativi della sua esperienza pastorale, quando ha avvertito tutto il «peso di grazia» dell’obbedienza, Mazzolari non ha esitato a chiedersi: «Chi mi salverà dal pensare che in certi ambienti, più che i rivoltosi, diano fastidio gli uomini che ubbidiscono lealmente e dignitosamente?».

Questi uomini, coscienti che «la carità è sempre un po’ eccessiva», non conoscono il campionario molto assortito delle «caricature» dell’obbedienza:

– obbedienza simulata, si dice ma si intende no;

– obbedienza ostentata, si dice per acquisire crediti;

– obbedienza risentita, si dice a denti stretti, digrignandoli;

– obbedienza tariffata, si dice ponendo il veto del ma o del però;

- obbedienza rassegnata, si dice con la forza d’inerzia del ma tanto;

– obbedienza concordata, si dice a tempo determinato, sbarcando il “lunario”;

– obbedienza misurata, si dice senza intonare il Magnificat che amplifica la gioia di donarsi.

Chissà se don Primo è riuscito a intonare il Cantico di Maria anche nelle dolorose circostanze in cui – persino dai sacri palazzi! – gli è stato imposto il silenzio? In queste pagine è possibile trovare la risposta; esse vengono offerte al lettore in occasione della visita privata di papa Francesco a Bozzolo, il 20 giugno 2017: con la nobile semplicità di questo gesto, il vescovo di Roma dà fiato alla «tromba dello Spirito Santo nella bassa padana».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI