giovedì 16 maggio 2013
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Meno due. Dopo Ryder Hesjedal anche per Bradley Wiggins le ambizioni rosa diventano nere. Per il gruppo è la tappa di trasferimento da Longarone a Treviso, per Wiggins il trasferimento dalle zone dell’alta classifica alle retrovie. Il Baronetto si stacca persino in pianura, dopo che era rimasto staccato in discesa, affrontata come al solito, cioè rigido sulla bici come se avesse mangiato un manico di scopa. Ha fatto sapere di soffrire di un'infezione polmonare e la pioggia battente, dalla partenza all’arrivo, non lo aiuta. E, certo, non lo aiuta vedere le previsioni meteo dei prossimi giorni, quando si dovrebbe andare in alta quota e trovare anche la neve.Il maltempo è il filo conduttore di questo Giro d’Italia e ne condizionerà l’esito. Ma non condiziona i tifosi che continuano ad assieparsi lungo la strada nonostante il freddo e l’acqua. Il ciclismo resta uno degli sport più amati dalla gente, forse perché non ha mai perso la sua natura eroica, o perché è l’unico sport a domicilio, basta affacciarsi alla finestra per vederlo, per sentirne le voci, gli umori. Senza intermediari.E la grande passione popolare si misura anche con l’auditel. Gli ascolti delle tappe sono sempre stati abbondantemente sopra il milione (l’arrivo della prima tappa in salita ha sfiorato i 2 milioni, figuriamoci cosa succederà quando arriveranno le tappe decisive). E le cifre riguardano solo i telespettatori di Rai 3, il rilevamento non tiene conto di coloro che seguono le tappe su Rai Sport 1, dove il collegamento inizia prima e finisce dopo, e la maggior parte degli appassionati si posiziona direttamente su quest’ultimo, evitando di saltare da un canale all’altro.Tantissimi telespettatori che si stanno trasformando in poliglotti grazie ai “sottopancia” (le didascalie) scritti in inglese. È vero che le immagini del Giro vengono trasmesse in tutti i continenti ma, magari, si poteva mettere la doppia scritta, nessuno se ne sarebbe scandalizzato, anzi. La nostra lingua ha tantissimi estimatori in tutto il mondo e questa soluzione l’avrebbe fatta conoscere ancora di più.Da appassionati di ciclismo non finiremo mai di ringraziare “mamma Rai” per il grande impegno profuso a favore del Giro d’Italia e del ciclismo in generale. Mai abbiamo fatto simili scorpacciate di bici in tv. Ma l’animo umano è strano, non ci si accontenta mai, e più si ha più si vorrebbe. Si alza l’asticella delle attese, anche se qualcuno potrebbe scambiarle per pretese, magari chiedendo maggiore attenzione alla regia sfruttando al meglio le tante telecamere al seguito della corsa. L’appassionato rischia di apparire incontentabile, ma quando la gara entra nel vivo preferirebbe vedere più spesso come si muovono i big piuttosto che i corridori fuori classifica in fuga. Meglio se si possono vedere entrambe le azioni, con il doppio riquadro, metodo usato raramente. Insomma, essere di più sui veri protagonisti. Così, come sarebbe bello analizzare più approfonditamente le fasi più importanti della corsa attraverso le splendide immagini dall’elicottero. Si potrebbero recuperare mille interessanti particolari sfuggiti durante la diretta. E di spunti ce ne sono davvero tanti, sia dal punto di vista tecnico che umano. E spiegare tutti questi aspetti potrebbe aiutare gli spettatori occasionali a entrare nelle dinamiche della corsa, insomma, ad appassionarsi. E una tipica azione da moviola è la volata del tris di Cavendish a Treviso, con le consuete deviazioni di percorso, gomitate e scodate.Ma viene da interrogarsi anche sulla filosofia aziendale: la Rai investe pesantemente sul Giro ma si dimentica di promuovere adeguatamente la corsa attraverso servizi giornalistici nei principale telegiornali. Eppure La7 ha dato uno straordinario esempio di come una promozione adeguata ritorna sottoforma di ascolti e di conseguenti inserzioni pubblicitarie: ha deciso di puntare sul rugby e in pochi anni ne ha fatto un fenomeno mediatico.Il Giro parla inglese non solo sulla Rai ma anche sull’asfalto: sei tappe su 12 parlano la lingua di sua Maestà, se consideriamo anche le squadre degli altri vincitori arriviamo a otto. È il segno dei tempi, il ciclismo sta davvero cambiando. Ma chi non cambia è Mark Cavendish che si prende la terza volata sulle tre disputate. E raggiunge quota 100 vittorie in carriera a soli 28 anni. Anche se ha rischiato di dover rimandare la festa: i cinque fuggitivi di giornata sono stati raggiunti solo a 350 metri dal traguardo. E, qui, una riflessione sulle squadre degli sprinter diventa inevitabile: sembrano lontanissimi i tempi degli squadroni che schiacciavano la corsa come rulli compressori per fare da apripista ai loro velocisti. Oggi i team sembrano più sprovveduti e, talvolta, si lasciano scappare le poche occasioni buone per le loro ruote veloci: lasciano prendere troppo vantaggio o calcolano male i tempi dell’inseguimento. Di sicuro ne guadagna lo spettacolo: si animano anche le tappe apparentemente più monotone, perché aumentano sempre più i corridori che osano lanciarsi in azioni incoscienti, sperando che quella sia una delle volte “buone” per andare all’arrivo.Vedere per credere. La prossima frazione va da Busseto di Giuseppe Verdi a Cherasco, la più lunga del Giro, tutta piatta con il finale ondulato. Roba da velocisti, almeno di quelli che non si staccano sui cavalcavia, sempre che la squadra li supporti come da manuale. 

L’ordine d'arrivo:1. Mark Cavendish (Gbr) 2. Nacer Bouhanni (Fra)3. Luka Mezgec (Slo)4. Giacomo Nizzolo (Ita)5. Brett Lancaster (Aus)6. Manuel Belletti (Ita)7. Roberto Ferrari (Ita) 8. Sacha Modolo (Ita) La classifica:1. Vincenzo Nibali (Ita)2. Cadel Evans (Aus) a 41"3. Rigoberto Uran Uran (Col) a 2'04"4. Robert Gesink (Ola) a 2'12"5. Michele Scarponi (Ita) a 2'13"6. Mauro Santambrogio (Ita) a 2'55"7. Przenyslaw Niemiec (Pol) a 3'35"8. Benat Elorriaga Intxausti (Spa) a 4'05"9. Domenico Pozzovivo (Ita) a 4'17"10. Rafal Majka (Pol) a 4'21"13. Bradley Wiggins (Gbr) a 5'22"
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