mercoledì 8 giugno 2022
Con il Polittico della Vergine si conclude il restauro del complesso decorativo allestito dal grande pittore di Murano tra 1440 e 1443 per la cappella di San Tarasio, nota come "Cappella d'Oro"
Il Polittico della Vergine di Antonio Vivarini nella chiesa di San Zaccaria a Venezia

Il Polittico della Vergine di Antonio Vivarini nella chiesa di San Zaccaria a Venezia - Patriarcato Venezia / Mibac

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Torna a splendere il Polittico della Vergine, opera di Antonio Vivarini (Murano, 1420 - Venezia, 1480 ca.) e di Giovanni d’Alemagna (m. Padova, 1450), con la collaborazione dell’intagliatore Ludovico da Forlì per la preziosa cornice lignea, realizzato tra il 1440 e il 1443 e collocato nella Cappella di San Tarasio, nella Chiesa di San Zaccaria a Venezia. Il restauro appena concluso si colloca a conclusione di un lungo e complesso intervento dell’Istituto Centrale del Restauro, realizzato in collaborazione con la Soprintendenza e il Patriarcato di Venezia, che ha portato al risanamento dell’intero gruppo dei tre preziosi polittici, realizzati secondo un progetto unitario dalla bottega di Antonio Vivarini per la Cappella di San Tarasio. Il progetto iniziato nel 2013, ha visto infatti prima il Polittico di Santa Sabina (altare di sinistra) quindi quello del Corpo di Cristo (altare di destra), infine sul Polittico della Vergine (altare centrale). A coronamento del progetto è in fase di preparazione un nuovo intervento conservativo che interesserà gli affreschi di Andrea del Castagno sulla volta e le decorazioni pittoriche presenti sulle pareti della Cappella.

Il Polittico della Vergine dopo il restauro

Il Polittico della Vergine dopo il restauro - Patriarcato Venezia / Mibac

Il Polittico della Vergine

La grande macchina d'altare vede le tavole dipinte inserite in una complessa cornice lignea dorata, dipinta e arricchita da busti di santi scolpiti in legno, mentre sul retro si configura come un grande armadio-reliquiario, dove sono dipinti, sugli sportelli, i santi dei quali erano conservate le reliquie.
Il restauro ha interessato le cinque tavole dipinte del fronte, due solo delle quali però sono direttamente riconducibili alla mano del pittore di Murano e del suo socio Giovanni d’Alemagna: sono quelle raffiguranti San Marco e Santa Elisabetta, collocate alle due estremità del polittico. Le altre tre tavole, ovvero quelle centrali raffiguranti la Vergine in trono con il bambino, San Biagio e San
Martino, provengono da un altro polittico smembrato, quello della Scuola dell’Arte dei Forneri (Fornai) a Santa Maria dell’Orto, e sono opera del pittore Stefano “pievano di Sant’Agnese”, come lo stesso artista si firma nella tavola centrale raffigurante la Vergine, datando al contempo l’opera al 1385. La presenza delle tre tavole dipinte da Stefano di Sant’Agnese all’interno del Polittico della Vergine è dovuta ad un restauro ottocentesco, attraverso il quale si operò la sostituzione di 3 tavole originali della bottega Vivarini, evidentemente ammalorate o perdute, con altrettante opere di Stefano.

Il Polittico di Santa Sabina dopo il restauro

Il Polittico di Santa Sabina dopo il restauro - Patriarcato Venezia / Mibac

Il Polittico del Corpo di Cristo e il Polittico di Santa Sabina

Concepiti secondo un progetto unitario quale corredo del polittico maggiore o della Vergine, e caratterizzati come questo dalla stretta associazione tra la componente figurativa su tavola e la complessa macchina lignea della cornice, anche i due polittici realizzati dalla bottega di Antonio Vivarini per gli altari laterali della Cappella di San Tarasio univano alla destinazione ornamentale una precisa funzionalità.
Il Polittico del Corpo di Cristo, collocato a destra, era destinato ad accogliere l’ostia consacrata, che veniva allocata nello sportellino centrale decorato con la rappresentazione dell’Imago Pietatis, ossia del Cristo a mezza figura con il corpo offeso dai segni della Passione. Nel polittico di Santa Sabina, posizionato sull’altare di sinistra, era invece custodita la preziosa reliquia del sangue di Cristo, che trovava posto nello sportello individuato dalla figura di un Angelo a mezzo busto colto nell’atto di svolgere il cartiglio recante l’iscrizione Hic est sanguinis Christi.
Mentre in quest’ultimo polittico la componente figurativa su tavola tende a prevalere, dispiegandosi sui tre grandi pannelli del registro inferiore con le raffinate immagini di San Girolamo, Santa Sabina e San Lizerio a figura intera, e sulle sante Margherita e Agata a mezzo busto del livello superiore, nel Polittico del Corpo di Cristo le tavole dipinte si riducono ai soli scomparti laterali dell’ordine inferiore, dove le figure di santi a figura intera compaiono accoppiate. La porzione centrale della grande macchina d’altare, invece, è dominata dal risalto plastico del bassorilievo con le Pie donne sovrastante lo sportello per l’Eucarestia, e soprattutto dallo straordinario gruppo a tutto tondo con il Cristo risorto dal sepolcro, che occupa lo scomparto centrale del registro sommitale.
A differenza del Polittico della Vergine, dove le tre tavole centrali sono state sostituite nell’Ottocento da altrettanti dipinti del pittore veneziano Stefano di Sant’Agnese, sia nel Polittico del Corpo di Cristo che in quello di Santa Sabina i pannelli figurativi sono tutti originali e riconducibili alla mano di Antonio Vivarini e di Giovanni d’Alemagna.

Il Polittico del Corpo di Cristo dopo il restauro

Il Polittico del Corpo di Cristo dopo il restauro - Patriarcato Venezia / Mibac

La cappella di San Tarasio

Nota anche come “Cappella d’oro” per la raffinatezza della struttura architettonica e per la ricchezza dell’apparato ornamentale, fu costruita e decorata tra il 1440 e il 1443 su iniziativa della potente badessa Elena Foscari, sorella del celebre Francesco, il doge più longevo nella storia della Serenissima. La cappella sostituì l’abside centrale della prima chiesa di San Zaccaria, edificio risalente probabilmente al IX secolo ricostruito in età romanica dopo il disastroso incendio del 1105. Ma già a partire dal 1460 la chiesa romanica fu integralmente riedificata su progetto di Mauro Codussi. L’intervento risparmiò tuttavia la cappella di San Tarasio, che da quel momento andò a costituire una sorta di ambiente adiacente la nuova abside e accessibile a scopo devozionale.
A decorare la struttura poligonale della cappella gotica eretta tra il 1440 e il 1443, furono chiamati, in quegli anni, alcuni degli artisti più rappresentativi del panorama peninsulare: al giovane Andrea del Castagno, da poco attivo nel panorama fiorentino, fu affidata l’esecuzione degli affreschi che impreziosiscono le vele della volta e l’arcata absidale, mentre il pittore muranese Antonio Vivarini e il suo socio di origini transalpine Giovanni d’Alemagna, in collaborazione con l’intagliatore Ludovico da Forlì, realizzarono lo straordinario complesso dei tre grandi polittici.
L’imponente complesso decorativo approntato tra il 1440 e il 1443 nella Cappella di San Tarasio celebrava l’importanza della chiesa di San Zaccaria, che, per il fatto di essere prossima alla Basilica di San Marco e di possedere il più importante patrimonio di reliquie di Venezia, era considerata di fatto una sorta di seconda cappella dogale. La maggior parte delle reliquie possedute dalla Chiesa di San Zaccaria erano raccolte proprio nella Cappella di San Tarasio, dove trovavano posto all’interno dell’armadio-reliquiario allestito sul retro del Polittico della Vergine e nei due altari laterali.

Venezia, San Zaccaria: cappella di San Tarasio, veduta d'insieme dei tre polittici

Venezia, San Zaccaria: cappella di San Tarasio, veduta d'insieme dei tre polittici - Patriarcato Venezia / Mibac

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