sabato 13 giugno 2020
Si stima che almeno una decina di club di Serie A dopo il Coronavirus avranno dissesti finanziari, lo stesso in B In C: le cosche malavitose sono già in pressing per riciclare il denaro sporco
La palla ai giocatori o ai mafiosi?

La palla ai giocatori o ai mafiosi? - Pixabay

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Il coronavirus potrebbe offrire un assist decisivo alla criminalità organizzata, che da tempo mira a fare gol nell’angolo alto della porta. Il calcio è ripartito ieri con la Coppa Italia, e tra pochi giorni riprenderà anche il campionato, per non perdere una fetta importante dei diritti televisivi, ossigeno vitale per quei polmoni sempre più malati del mondo del pallone, che non regge più il ritmo forsennato dei soldi divorati dalla sfera di cuoio.

Fino a qualche mese fa, si diceva che dopo il Coronavirus saremmo stati tutti più buoni. Il calcio dei grandi affari per pochi, si voterà davvero a una più equa distribuzione di quel miliardo e 25 milioni di euro di introiti dovuti ai diritti televisivi? Sembra di no, ognuno bada a sé.

Si calcola che nella serie A saranno una decina di società a cavarsela, altre andranno incontro a un dissesto finanziario assai preoccupante. Si aggiungeranno le società di calcio di serie B, C e della Lega Dilettanti, che, causa lockdown, hanno perso già 260 milioni di euro.

Una crisi inaspettata, che ha aperto una voragine finanziaria pronta ad essere colmata dalla criminalità organizzata con grandi liquidità da immettere nel calcio della massima serie, al quale ha sempre mirato per riciclare soldi e per acquisire prestigio sociale.

«Per la criminalità organizzata è un’occasione irripetibile – afferma il sociologo dello sport Pippo Russo – il calcio viveva già il problema della sostenibilità finanziaria, l’impatto dell’emergenza da Covid-19 rischia di avere effetti letali, dalla serie B in giù, soprattutto in serie C, c’è il rischio di un’ecatombe. In tempi ordinari fallivano cinque o sei squadre ogni estate, dopo quest’ultima crisi sanitaria (quindi anche economica) si raggiungerà la doppia cifra. Sono club che verranno messi sul mercato, dunque facile preda di interessi opachi. Non c’è solo il rischio che diventino occasione di riciclaggio di denaro sporco, ma anche di match fixing (200 milioni annui è il giro di scommesse sul calcio, ndr). Nei prossimi mesi da parte della Direzione distrettuale antimafia e degli organi inquirenti dovrebbe esserci la massima vigilanza.

I club della serie C e delle serie minori sul piano finanziario sono estremamente fragili, se togliamo l’unica fonte di guadagno dovuta alla vendita dei biglietti al botteghino, non reggeranno i costi. In passato da parte delle forze inquirenti c’è stato l’operazione “Dirty Soccer”, che ha svelato il rapporto tra interessi loschi e il calcio. In queste settimane è già cominciata la compravendita di club di serie C. Perché un imprenditore dovrebbe investire i propri capitali in una squadra di serie C, che ha certi costi e sarà costretta a giocare a porte chiuse chissà fino a quando? Non possiamo generalizzare, ma i sospetti ci sono».

Nel 2017 la relazione conclusiva della commissione parlamentare Antimafia, che aveva dedicato un approfondimento sul rapporto tra mafie e calcio, segnalava l’aspirazione della criminalità organizzata ad acquisire club di serie A.

Nel 2018, l’inchiesta denominata “Barbarossa”, ha dimostrato che tra i beni della ’ndrangheta ad Asti rientravano anche la squadra locale di calcio, mentre il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha ricordato che in provincia di Cosenza una ’ndrina controllava una squadra di calcio del campionato dilettanti e ai giocatori forniva abitualmente cocaina. Inchieste recenti hanno dimostrato che almeno trenta famiglie aderenti alle varie mafie sono coinvolte in interessi legati al calcio.

Il caso più eclatante è stato quello di al- cuni tifosi della Juventus appartenenti al gruppo dei Drughi che gestivano il riciclaggio della vendita dei biglietti per finanziare la presenza a Torino di esponenti della ’ndrangheta.

Il calcio europeo a causa della sosta da Coronavirus, ha perso 4 miliardi di euro, l’Italia è un pezzo importante dei grandi affari che circolano intorno al calcio e di riflesso una parte di quei mancati introiti si sono riverberati anche sulle casse dei club italiani, che ora annaspano. I 341 milioni, che entravano nelle casse delle società di calcio, grazie alla vendita dei biglietti, si sono ridotti di un terzo, peggiorando una situazione finanziaria che per il sistema calcio italiano era già disastrosa prima del coronavirus, con debiti che ammontavano a 4,26 miliardi di euro.

Chi intravede pericoli di infiltrazioni nel mondo del calcio da parte della malavita organizzata è Pierpaolo Romani, autore di un libro sul tema Calcio Criminale e fondatore di Avviso Pubblico, osservatorio sulle mafie: «Avendo grande disponibilità di capitali, la criminalità organizzata come si è infiltrata dentro le tifoserie, anche per rapporti che si generano per interesse con i capi delle curve, può avere ampio spazio per scalare i vertici delle squadre della massima serie.

Negli ultimi tempi tra gli arresti per mafia, compaiono imprenditori, commercialisti, esponenti del mondo bancario, segno che la mafia è entrato sempre più nel sistema economico trovando agganci ai vertici. Nel mondo del calcio, che è parte del sistema finanziario, la criminalità organizzata è già entrata, c’è il rischio che penetrino sempre di più, grazie al fatto che ai club in difficoltà possono offrire pacchetti sostanziosi di risorse finanziarie.

Se ai club, che sono delle aziende, mancano le entrate dei biglietti, il merchandising, i diritti televisivi e devono pagare gli stipendi ai calciatori è facile il ricorso a liquidità pronte che la criminalità organizzata può garantire. In passato nel mondo del calcio vi sono stati dirigenti non proprio limpidi, accusati di evasione fiscale, bancarotta farudolenta, questioni tributarie, un terreno fertile di coltura per l’arrivo di capitali della criminalità organizzata. comprare una squadra di calcio, significa acquisire un’impresa che fa girare soldi liquidi, ti accredita presso il pubblico e al capitale finanziario si aggiunge quello sociale, un passpartout per arrivare al mondo della politica e della finanza. Oggi avere grandi quantità di soldi liquidi, fa la differenza». La crisi aggravata dal Coronavirus, inaspettatamente rischia di spalancare le porte del grande calcio alla criminalità organizzata. I soldi sono pronti.

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