giovedì 4 febbraio 2021
Gli allevamenti intensivi vanno contro il rispetto degli animali e chi compra carni dovrebbe verificare se vengono trattati senza far loro patire dolore e rendendoli incoscienti
Giotto, “Predica di San Francesco agli uccelli”

Giotto, “Predica di San Francesco agli uccelli” - Alinari

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Rispettare il Creato, animali compresi, in modo coerente, significa anche prendere in considerazione l’ipotesi di una scelta vegetariana e, ogni caso, informarsi accuratamente sui cibi di origine animale che acquistiamo. Provengono da allevamenti che rispettano il benessere degli animali? Hanno evitato loro sofferenza e paura? Non si tratta di preoccupazioni secondarie ma di questioni che la teologia affronta in modo sempre più approfondito, come spiega padre Martin M.Lintner, servita, docente di etica teologica a Bressanone, già presidente dell’Associazione internazionale di teologia morale e autore di un recente saggio sul tema ( Etica animale. Una prospettiva cristiana, Queriniana).

Qual è il fondamento teologico che ci permette di affermare che anche nei confronti degli animali va adottato un comportamento etico?

Vorrei menzionare i racconti della creazione in Gn 1 e 2, che evidenziano la responsabilità che Dio ha affidato all’uomo, cioè la coltivazione della terra come spazio vitale e la cura degli animali. Il concetto teologico dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio sottolinea in particolare la sua chiamata ad essere testimone dell’amore del Creatore nei confronti del creato. Per troppo tempo abbiamo frainteso il versetto Gn 1,28, dove si parla di soggiogare la terra e dominare sugli animali. Esso non legittima una dominazione arbitraria, ma richiede una cura come quella del giardiniere che lavora l’orto o del pastore verso il suo gregge. Vanno ricordati anche i numerosi passi biblici che descrivono la necessaria attenzione verso gli animali, basti citare il terzo comandamento, secondo cui anche gli animali hanno diritto del riposo sabbatico. In Gn 9,9-10 Dio estende la sua alleanza anche agli a- nimali. Il salmo 104, che elenca una varietà di specie diverse, è un inno di lode al Dio creatore, che gioisce delle sue opere. Infine, secondo gli inni cristologici (ad es. Col 1,15-20) tutta la creazione è inclusa nell’evento salvifico di Cristo. Tutto questo non può non avere conseguenze sul nostro atteggiamento e comportamento nei confronti della natura e degli animali.

Parlare di giustizia e di benessere degli animali ci deve portare a condannare tutte le forme di allevamento o solo quelle in cui gli animali soffrono?

Nell’etica animale troviamo due principali correnti: una che rigetta rigorosamente ogni forma di utilizzo degli animali, una seconda che invece riconosce come legittimo l’impiego di animali nella misura in cui agli stessi venga ascritto e rispettato il loro valore intrinseco, vale a dire non si riduca l’animale ad un mero valore funzionale agli interessi umani. Anche papa Francesco nella Laudato si’ parla del valore proprio di ogni creatura, della priorità dell’essere rispetto all’essere utili. Riconoscere questo a mio avviso significa anche necessariamente, soprattutto negli allevamenti, rispettare e soddisfare i bisogni fondamentali specie-specifici a livello istintivo, sensitivo ed emotivo degli animali.

Ma anche l’allevamento più rispettoso non può escludere che alla fine gli animali (vitelli, polli, maiali) vengano macellati per produrre cibo. L’uccisione degli animali è eticamente accettabile?

L’uccisione di un animale è un atto di violenza che a mio avviso andrebbe vincolato al dovere di giustificazione. È un male giustificabile solo per evitare un male maggiore, per esempio ove ci si difenda dall’aggressione di un animale selvaggio, oppure per un bene comprovato come la produzione di cibo che altrimenti verrebbe a mancare. Gli animali da allevamento sono capaci di provare sofferenza e paura, due mali comunque da evitare.

La coerenza di un cristiano con la salvaguardia del Creato si misura anche con la scelta di diventare vegetariano o vegano?

Il consumo eccessivo di carne provoca l’aumento degli allevamenti intensivi e la crescente industrializzazione dei metodi agricoli. Entrambe le cose influenzano negativamente lo sviluppo climatico globale. Quindi dobbiamo tentare di risolvere il problema alla radice, riducendo significativamente la quantità del consumo di carne. Io stesso ho deciso di diventare vegetariano. È una scelta personale. Ogni cristiano a mio avviso deve tuttavia informarsi seriamente sulla provenienza dei prodotti di origine animale che acquista o consuma: provengono essi da un’agricoltura ecologicamente sostenibile? Si prende cura del benessere degli animali? Un’etica di consumo prevede un confronto responsabile con domande sulle condizioni di allevamento e di macellazione. Molte persone, dopo essersi debitamente informate, hanno ridotto drasticamente il consumo di carne o hanno scelto un’alimentazione vegetariana o addirittura vegana.

Questa rinnovato atteggiamento verso il mondo animale porterà la teologia a concludere che anche gli animali parteciperanno alla beatitudine eterna?

Nella teologia occidentale in epoca medievale l’interrogarsi sul perché della morte salvifica di Cristo ha prodotto come risposta non la necessità di redenzione di tutta la creazione, ma la redenzione dal peccato. Dal momento che la facoltà di peccare – come pure l’essere dotati di un’anima immortale – è stata riconosciuta solo all’uomo, gli animali sono stati trascurati. La Bibbia invece presenta una visione di compimento della creazione intera, includendo gli animali. Ricordiamo la pace messianica in Is 11,6-8 oppure 65,25. Secondo Mc 1,13 Gesù nel deserto era in compagnia di animali feroci, il che lascia intendere che nel suo evento salvifico si compie la pace messianica e la redenzione di tutto il creato, non solo dell’uomo. Rm 8,18-22 usa il termine “ktisis”, che esplicitamente indica la creazione non umana, che aspetta ardentemente la rivelazione dei figli di Dio.

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