giovedì 21 maggio 2020
La riflessione sul tempo del Covid-19 dell'autore franco-libanese, protagonista di Vicino/Lontano ON
Amin Maalouf

Amin Maalouf - Ansa

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L’autore franco-libanese Amin Maalouf è finalista del Premio Terzani 2020 con il saggio Il naufragio delle civiltà (La Nave di Teseo). Domani sarà fra i protagonisti dell’ultima serata di Vicino/Lontano ON dedicata al tema “Salute/malattia. La vita da salvare”. Dialogheranno il filosofo Umberto Curi e l’infettivologa Claudia Lodesani, presidente di Medici senza frontiere Italia, con la presidente della Sfi–Fvg Beatrice Bonato e con l’antropologo e presidente del comitato scientifico di Vicino/lontano Nicola Gasbarro. Streaming dalle 21 sul sito vicinolontano.it, dove questa sera si parlerà di temi economici, “Ripartire: ma come?” con Leonardo Becchetti, Stefano Allievi, Patrizio Bianchi e Antonio Massarutto.

Scrivo questo intervento negli ultimi giorni di aprile, dopo un confinamento che si protrae da settimane, quando si comincia a intravvedere una luce in fondo al tunnel. Tuttavia perdura una forte incertezza per il futuro immediato e lontano e il significato stesso del ritorno alla normalità non ci è ancora chiaro. Certamente speriamo di poterci lasciare alle spalle la crisi attuale non appena gli scienziati e i ricercatori avranno trovato i vaccini e i rimedi efficaci per sbarazzarci definitivamente del Covid-19, così come era accaduto in passato per tante altre malattie nel corso della storia.

La fiducia nella scienza è ancora grande e giustificata, anche se ha vacillato negli ultimi mesi. Ora abbiamo capito che le minacce possono presentarsi improvvisamente e sorprenderci e travolgerci come un’onda mortifera, prima che riusciamo a riprenderci per affrontarla. Per molto tempo ci accompagnerà un’inquietudine che ci indurrà a modificare molti dei nostri comportamenti e a rimettere in discussione il modo in cui sono governate le nostre società e il modo in cui il nostro mondo funziona o non funziona.

In che modo sapremo affrontare queste trasformazioni, cosa cambierà in modo duraturo e cosa tornerà pian piano alla situazione precedente? Possiamo fare sogni meravigliosi, o avere i peggiori incubi, ma è ancora troppo presto per avere certezze. I nostri contemporanei, traumatizzati dalla paura, cercheranno di rannicchiarsi all’ombra di un potere protettore, accettando che interferisca con i loro diritti fondamentali e con la loro privacy, oppure cercheranno di esercitare un controllo più stretto sui loro dirigenti, per obbligarli a dare la priorità alla salute dei loro cittadini e al loro benessere, anziché piegarsi alle leggi del mercato?

Su un altro piano: la crisi globale che abbiamo conosciuto ci porterà a non fidarci più gli uni degli altri e per lungo tempo, a trincerarci dietro le nostre frontiere e a diffidare di istituzioni sovranazionali come l’Unione europea, che non hanno avuto nel corso di questa prova il comportamento che avevamo il diritto di sperare? Oppure sapremo trarre da questa pandemia la conclusione che il destino di tutte le società umane è indissolubilmente legato, che le disgrazie dell’una finiscono col colpire le altre, e che solo una visione risolutamente planetaria può consentirci di far fronte ai pericoli futuri.

Su un altro piano ancora, andremo verso un’economia più smaterializzata, più robotizzata, oppure torneremo a una economia di prossimità, più locale, più personalizzata? Tutti questi sviluppi sono ipotizzabili, saranno per forza di cose centrali nel nostro dibattito per gli anni e i decenni a venire. E se è impossibile indovinare quali orientamenti le nostre società finiranno per prendere, si può affermare sin d’ora che la grande paura del 2020 costituirà uno spartiacque nella nostra storia.

Ci sarà un prima e un dopo. E dipende da ciascuno di noi fare in modo che il dopo sia meglio del prima, che lo scossone ci porti a un risveglio, a un nuovo slancio, a una nuova partenza. Nei peggiori momenti della pandemia abbiamo quasi temuto, creduto che l’avventura umana rischiasse di interrompersi, di frantumarsi. Ma forse non è così e la nostra umanità potrebbe essere repentinamente entrata, a sua insaputa, nell’età adulta.

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