sabato 2 gennaio 2016
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In un recente libro sui luoghi comuni della scienza Jean-Francois Bouvet scriveva che tutti noi viviamo di luoghi comuni e che «nuove varietà di superstizione fioriscono allegramente e infestano spudoratamente i viali ben ordinati dei giardini del razionalismo». Prendiamo, come esempio, il caso degli spinaci. Alla fine dell’Ottocento un ricercatore americano analizzò in laboratorio una foglia di questa verdura per esaminarne i valori nutritivi. A lavoro eseguito passò i dati alla segretaria e questa, nel ricopiarli, incappò in un banale errore di battitura. Alla voce 'ferro', infatti, collocò erroneamente una virgola e così tre milligrammi divennero trenta. Da qui nacque il mito degli spinaci che contenevano moltissimo ferro e quando Dave e Max Fleischer crearono 'Braccio di ferro' i barattoli con gli spinaci divennero il cibo preferito del nuovo eroe. Solamente alcuni anni dopo venne scoperto l’errore, ma ormai l’accoppiata spinaci-ferro si era trasformata in una… ferrea convinzione e ancora oggi la gente crede tenacemente al ferro degli spinaci. Demolire le convinzioni radicate non è cosa facile, ma ogni tanto la scienza prova a dire la sua mettendo in guardia l’opinione pubblica dai falsi miti. E alcuni giorni fa la prestigiosa rivista Nature è uscita con un articolo che farà certamente discutere perché, dati alla mano, smentisce alcuni dei luoghi comuni più diffusi. E ha pure stilato una classifica che lascerà perplessi non pochi. Nove sono i falsi miti messi sul banco degli imputati da questa prestigiosa rivista. Al primo posto troviamo la convinzione che la diagnosi precoce sia utilissima per la prevenzione dei tumori. Ce lo siamo sentiti ripetere tante volte al punto da farne un caposaldo delle nostre sicurezze. Nature, invece, dimostra che per certe patologie (tiroide, prostata, seno) la diagnosi precoce non serve a nulla.  La classifica di Nature mette al secondo posto la vecchiaia e i modi per ritardarla. Il nostro fisico invecchia a causa di certi rifiuti del metabolismo, i famigerati 'radicali liberi', la cui azione può però essere ritardata con gli 'antiossidanti'. Chi studia il problema, però, ha dimostrato che i 'radicali liberi' non devono essere demonizzati perché se da un lato possono causare danni alle cellule dall’altro vanno considerati «una parte normale della reazione del corpo allo stress». E alcuni esperimenti condotti sui topi hanno dimostrato che quelli che producono più antiossidanti non vivono più a lungo degli altri. Da quanto Malthus pubblicò le sue teorie sullo sviluppo si è radicata in noi la convinzione che l’au- mento sconsiderato della popolazione mondiale porterà sicuramente a futuri scenari apocalittici. Nature, invece, afferma che la popolazione umana non sta affatto crescendo in maniera esponenziale. A tutt’oggi il nostro pianeta è popolato da circa 7.3 miliardi di persone, un numero che entro il 2050 potrebbe raggiungere i 9.7 miliardi. Di fronte a questi dati molti pensano che il tasso di crescita influirà negativamente sul nostro futuro causando miserie e carestie. La rivista, però, dimostra che il tasso di produzione alimentare globale è in realtà superiore alla crescita della popolazione e che la causa della 'fame nel mondo' non è il sovraffollamento ma la mal distribuzione del cibo. Questo, infatti, viene spesso usato come mangime per gli animali, viene utilizzato per i carburanti o, peggio ancora, finisce nei rifiuti. Fra i nove miti sfatati troviamo anche i vaccini praticati sui neonati, molto spesso accusati di essere la causa dell’autismo. La ricerca in questo campo ha però dimostrato l’infondatezza di questo luogo comune. Ciò nonostante nel nostro Paese esistono sentenze che hanno dato ragione ai genitori che hanno richiesto un risarcimento per i propri figli autistici. Fra le cosiddette medicine alternative l’omeopatia occupa un posto di privilegio. Nature, però, fa presente che non esiste nessuna prova scientifica che dimostri l’efficacia dell’omeopatia. Eppure in tutto il mondo la gente continua a scegliere l’omeopatia e i suoi prodotti. Un altro mito riguarda il nostro cervello. Il cervello umano è ritenuto eccezionalmente grande rispetto alle dimensioni del corpo umano ma si fa presente che la stessa proporzione si trova anche nei topi e nei delfini e che negli uccelli è addirittura superiore.  Completano l’elenco di questi miti da sfatare la convinzione che si impara meglio utilizzando lo stile di apprendimento preferito, che il paracetamolo agisce attraverso meccanismi noti e che il cervello e il sistema immunitario sono due mondi separati. L’elenco di Nature richiama l’opinione di Oscar Wilde secondo la quale un luogo comune «affratella il mondo intero». Spesso i luoghi comuni si trasformano in certezze e la scienza ha il suo da fare nel cercare di smantellarli. Anzi, più tenta di screditarli e più questi si irrobustiscono. Del resto il fisico Niels Bohr teneva un ferro di cavallo sopra la porta del suo studio e a chi gli chiedeva se veramente portasse fortuna lui rispondeva: «Mi hanno detto che funziona anche se non ci credi».
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