mercoledì 12 marzo 2014
Dieci puntate su mafie e lotta all'omertà. La prima sul sacerdote che 20 anni fa venne ucciso dai casalesi. Il procuratore antimafia Roberti: «Fu un martire»
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«Dovere di un magistrato non è solo contrastare la criminalità organiz­zata ma anche infor­mare su cosa siano le mafie e su cosa si faccia per combatterle. Il silenzio, la perdita della memoria fanno il gio­co delle mafie. Come diceva don Pep­pe Diana che è un martire perché ha testimoniato fino in fondo i valori del­la legalità, della libertà, del rispetto della vita. Era una persona che non ta­ceva, la camorra ha provato a farlo ta­cere ma non ci sono riusciti». Così il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, spiega la sua parteci­pazione, come guida e commento, al programma Diario civile di Rai Edu­cational, in onda da questa sera alla 21.15 su Rai Storia. Dieci puntate, a cura di Alessandra Chiappetta e con la regia di Graziano Conversano, o­gni mercoledì, raccogliendo il testimone del suo pre­decessore alla procura, Pietro Grasso, oggi presidente del Senato che, come ha ricordato il direttore di Rai E­ducational, Silvia Calandrelli, in occasione del ven­tennale della strage di Capaci venne invitato a con­durre Lezioni di mafia da un’idea di Giovanni Falco­ne, che «riteneva il ruolo dei media decisivo nella lot­ta alle mafie». Un’idea «che purtroppo non riuscì a rea­lizzare ma che abbiamo voluto riprendere perché nel contrasto alla criminalità organizzata ognuno deve fa­re la sua parte, anche la televisione». E ora dopo Gras­so tocca a Roberti. «Non basta agire contro le mafie ma anche informare, proprio come diceva Falcone, e per questo è molto importante l’iniziativa della Rai».Anche la scelta della location nella quale sono state realizzare la riprese col procuratore hanno un legame col collega che 'in­ventò' la procura antimafia ma non riuscì mai a guidare e non solo per la violenza mafiosa. Scorrono sul video le immagini di Roberti che com­menta le storie di mafia tra i grandi saloni di Castel Capuano, «per seco­li a Napoli la sede della giustizia – spiega il magistrato –, non sempre ef­ficiente, ma un presidio. Un luogo a me caro dove ho lavorato per venti anni». Con un ricordo legato proprio al collega scomparso. «Ero lì quando nel 1984 mi telefonò Falcone. Cerca­va il magistrato napoletano che in­dagava su un imprenditore anello di collegamento col boss Michele Gre­co, il 'papa'. Ero io. Da allora co­minciò un rapporto non solo profes­sionale, interrotto il 23 maggio 1992». Ricorda il procuratore il suo collega così come ricorda il parroco di Casal di Principe, protagonista oggi della prima puntata Non tacerò. «È vero che il nostro Paese non ha bisogno di eroi ma certa­mente di esempi positivi e don Diana lo era».Quella di questa sera, annuncia il direttore generale Luigi Gu­bitosi, non sarà l’unica iniziativa Rai dedicata al sa­cerdote ucciso 20 anni fa, il 19 marzo 1994. «Abbiamo un grande debito di riconoscenza per chi ha perso la vita e per chi ogni giorno permette alla legalità di es­sere affermata». Ricordo e impegno. Così dopo don Diana (con una lunga testimonianza di Roberto Sa­viano), si parlerà del generale Dalla Chiesa, di anti­racket, di rifiuti in Campania, dell’Ora di Palermo, 'gior­nale antimafia', di carcere. Oltre a quattro documen­tari di Giuseppe Marrazzo, grande inviato della Rai ». troppo presto scomparso.
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