sabato 8 febbraio 2014
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La mattina dopo la cerimonia d’apertura l’atmosfera al parco olimpico è sonnacchiosa. Il fuoco arde alto nel braciere ma tutt’intorno domina il silenzio. L’unico luogo che pullula di vita è il centro stampa, la casa degli oltre 6mila giornalisti accreditati, tra giornali, tv e internet. Nell’ampio open space ognuno va alla ricerca del proprio cantuccio dove poter lavorare in tranquillità. I volontari sono gentili e soprattutto parlano correttamente l’inglese, non una cosa normale in terra russa. Il primo impatto con Sochi è stato divertente. Già in fase di atterraggio, quando l’aereo ha lambito l’acqua si è compresa in pieno la stranezza di questa rassegna olimpica: giochi invernali in riva al mare. Le montagne ci sono, le cime sono anche innevate, ma per toccarle bisogna percorrere più di un’ora di autobus dal centro di Sochi, dove invece di neve non c’è traccia. Anzi la temperatura è in piena media del posto: quando brilla il sole il termometro segna 12 gradi, mentre al tramonto la colonnina di mercurio si attesta a 6 gradi. La prima impressione in hotel è di novità assoluta. Le pareti emanano l’odore di vernice fresca e le camere sono immense. Una doppia conta anche quattro vani, due dei quali completamente vuoti. Per una volta si è pensato già al dopo evento e così gli hotel della stampa sono stati progettati per essere riconvertiti in alloggi privati. L’aspetto più curioso è la presenza dell’abete addobbato nella hall, sebbene il Natale ortodosso sia passato da più di un mese. La strada che dagli hotel porta al parco è disseminata di palme, che a queste latitudini trovano un habitat naturale, e di anelli olimpici, sparsi qua e là con fattezze e sfumature differenti. La mensa del centro stampa non è granché, ma col passare dei giorni si può migliorare. L’incubo terrorismo per il momento non ha il sopravvento, i controlli di sicurezza sono numerosi ma comunque agili e veloci. Con l’arrivo del buio – la luce dura dalle 8 fino alle 18 – il paesaggio si colora esclusivamente nel perimetro olimpico, svelando la vera rivoluzione: aver creato dal nulla strade, edifici e stadi in una zona dove prima dei Giochi persino le fognature erano una rarità. Per fare ciò i russi non hanno badato a spese e il fenomeno corruzione ha fatto esplodere il budget. Che con 51 miliardi di dollari ha fatto di Sochi 2014 i Giochi più costosi di sempre.
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