lunedì 16 dicembre 2013
Il prossimo 8 aprile la Consulta sarà chiamata a pronunciarsi.
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​ La legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita torna ancora una volta di fronte alla Corte Costituzionale. Il prossimo 8 aprile la Consulta sarà chiamata a pronunciarsi su tre questioni: il divieto di fecondazione eterologa, la possibilità di effettuare diagnosi preimpianto e la scelta di revocare il proprio consenso alla procreazione medicalmente assistita a fecondazione avvenuta. I giudici della Consulta esamineranno congiuntamente le questioni di legittimità di queste norme così come sollevate dai tribunali di Catania, Milano e Firenze in altrettante ordinanze emesse a stretto giro proprio nell’aprile di quest’anno. Il divieto di fecondazione eterologa, ovvero la fecondazione effettuata con l’uso di gameti (ovuli o spermatozoi) esterni alla coppia, è al centro di una lunga battaglia che vede come oggetto la presunta incompatibilità di queste disposizioni con i principi costituzionali di non discriminazione tra coppie sterili e fertili, privando le prime della possibilità di autodeterminare e realizzare il proprio progetto familiare. Secondo il tribunale di Firenze, la questione di legittimità costituzionale dell'art.4, che vieta l’eterologa, si pone per contrasto con l’art.3 della Costituzione (“Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge”). Tale divieto lederebbe dunque il principio di uguaglianza poiché, scrive il giudice fiorentino, il divieto di Pma eterologa comporta “una evidente violazione del principio di ragionevolezza inteso come corollario del principio di uguaglianza”. Nel corso della medesima udienza inoltre, la Corte vaglierà anche un’altra questione di legittimità costituzionale sollevata dal tribunale di Firenze: quella relativa al “divieto assoluto”, imposto dalla legge 40, “di qualsiasi ricerca clinica o sperimentale sull’embrione che non risulti finalizzata a tutela dello stesso”, nonché al “divieto assoluto di revoca del consenso alla Pma dopo l’avvenuta fecondazione dell’ovulo”.
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