venerdì 9 agosto 2013
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Charles Dougherty, presidente della Duquesne University di Pittsburgh, in Pennsylvania, è un esperto di etica della sanità e membro dei comitati etici di una mezza dozzina di ospedali e associazioni mediche Usa, comprese la New York Academy of Medicine e la Catholic Health Association.Professor Dougherty, la maggior parte degli Stati americani non ha una legislazione precisa sui contratti di maternità surrogata. In questa zona grigia è cresciuto il mercato degli uteri in affitto. Come giudica questa pratica? L’argomento più convincente contro la maternità surrogata riguarda i potenziali effetti negativi sulle donne motivate ad affittare il proprio utero dal bisogno di soldi. C’è una forte possibilità di sfruttamento di donne che non conoscono i loro diritti e che sono alla ricerca di un modo di uscire dalle ristrettezze economiche. Sebbene si possa sostenere che una donna adulta abbia il diritto di prendere una decisione del genere, alcune scelte sono così potenzialmente dannose che non dovrebbero essere permesse, almeno come una questione di commercio. È lo stesso l’atteggiamento generale della società nei confronti del mercato di organi umani rispetto alla loro donazione, e della compravendita di bambini rispetto all’adozione. La prima attività è sminuente e contraria alla dignità umana a causa della sua motivazione commerciale. Quindi il problema è il coinvolgimento del denaro?Quando in una transazione di qualsiasi tipo viene investita una considerevole quantità di denaro le aspettative aumentano proporzionalmente. La maggior parte delle coppie che si rivolgono a una madre surrogata hanno già speso alte somme in tentativi di arrivare a una gravidanza tramite la fecondazione in vitro. Negli Stati Uniti la maternità in provetta costa almeno 8.500 dollari per ciclo di trattamento, e l’uso di una madre surrogata può arrivare anche a 100mila dollari, fra concepimento in vitro, compenso, cure sanitarie per la gravidanza, parto e spese legali. È naturale che una persona che ha investito somme così alte aspetti un ritorno positivo. Questo porta alla mentalità che versando la somma giusta si possa avere la garanzia di un bambino sano, bello e destinato al successo. Il mercato degli ovuli e dello sperma, dove le agenzie fanno pagare prezzi più alti per i gameti di donatori attraenti e con un elevato quoziente di intelligenza, ha alimentato questa mentalità. È un’aspettativa che non ammette margine di errore. Pensa che gli Stati debbano regolare la materia?Il consiglio più saggio per evitare effetti negativi non è di rendere questi contratti illegali. Sarebbe meglio renderli impossibili da far rispettare, permettendo per legge alla madre naturale di cambiare idea in qualsiasi momento e di decidere di tenersi il bambino. Una politica di questo genere scoraggerebbe lo sviluppo del mercato degli uteri in affitto.Sempre più coppie americane però si rivolgono a madri di Paesi del terzo mondo. È possibile controllare questo mercato?Spetterebbe al Paese della madre, ma so che in nazioni come l’India manca una legislazione che possa proteggere le donne. Sono casi ancora più degradanti perché sfruttano non solo la povertà ma anche l’assenza di alternative.
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