martedì 21 giugno 2016
Il Parlamento francese ha respinto ma di strettissima misura due proposte di legge per fermare il «mercato della vita». Socialisti divisi, opposizione all’attacco. E la promessa: non ci fermiamo. Il Governo italiano: «no» solo se è illegale anche all’estero
Maternità surrogata, a Parigi si apre una crepa
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Sul nodo della maternità surrogata il muro di gomma fra i partiti francesi non era mai parso tanto sottile come nelle ultime ore, anche se nella seduta di martedì 21 l'opposizione neogollista ha mancato d'un soffio l'obiettivo di trascinare la maggioranza socialista e la Francia sulla sponda di un abolizionismo pienamente attivo, soprattutto in campo penale. La proposta di legge della deputata neogollista Valérie Boyer, sostenuta dall'ex premier François Fillon, è giunta ad appena 11 voti dall'approvazione, dato che il quorum necessario era fissato a quota 252, contro i 241 voti poi raccolti dalla bozza volta a introdurre sanzioni penali più specifiche e severe, tanto verso le agenzie d'intermediazione quanto verso le coppie di francesi pronte a trasgredire le leggi recandosi all'estero. È rimasta un po' più lontana dall'obiettivo l'altra bozza presentata dal deputato neogollista Philippe Gosselin, volta a trascrivere il principio d'indisponibilità del corpo umano in un comma aggiuntivo nel primo articolo della Costituzione. La proposta di legge ha raccolto 227 voti, contro i 260 necessari. In questo caso, una parte dei deputati centristi (Udi) ha espresso riserve, avallando in linea di principio il testo, ma temendo al contempo eventuali "interpretazioni" future all'insegna di restrizioni nel dono d'organi e di sangue. In entrambi i casi a risultare decisivi sono stati gli astenuti: ben 29, nel voto che si è chiuso al fotofinish. Una parte dei deputati socialisti personalmente contrari alla surrogata ha preferito non sostenere il campo avverso, considerando inopportuno anche il momento scelto dall’opposizione per presentare il testo su un tema che i neogollisti affrontano in parallelo nel dibattito già aperto fra i pretendenti all'investitura in occasione delle primarie di fine novembre, con le quali la Francia entrerà nel vivo della corsa per l'Eliseo, in vista dell'elezione prevista nella primavera dell'anno prossimo. Ancora una volta – come già accaduto nel dibattito generale di venerdì scorso – nessun deputato ha preso la parola per difendere la surrogata. Ufficialmente, la maggioranza ha enfatizzato soprattutto il carattere "ridondante" delle due bozze, dato che in Francia la pratica è già punita: inutile – si è detto – accavallare leggi su leggi. Ma l'opposizione ha evidenziato più volte la profonda divergenza sostanziale fra questa posizione e le promesse dell'esecutivo guidato dal premier Manuel Valls, il quale aveva preannunciato nell'autunno 2014, anche a nome del presidente François Hollande, «iniziative per trovare il quadro appropriato» di un'azione diplomatica internazionale di stampo abolizionista caldeggiata da Parigi. Grazie all'immobilismo socialista, «il mercato dei bébé diventa effettivo», ha denunciato in aula il deputato neogollista Jean Leonetti, citando un passaggio di un vibrante appello contro la surrogata sottoscritto da due big del campo socialista del calibro di Jacques Delors, ex presidente della Commissione Ue, e Lionel Jospin, ex premier e candidato presidente. «Vi chiediamo di mettere in accordo parole e atti», ha aggiunto Leonetti, noto da anni proprio nelle vesti di relatore di molti progetti di legge in campo bioetico. Per un altro deputato dell'opposizione, François Rochebloire, il Paese è ormai «ad anni luce dall'immagine della surrogata come atto libero» che il campo favorevole a una liberalizzazione ha spesso cercato di enfatizzare. I tatticismi prevalsi ieri su una questione di tale spessore hanno suscitato indignazione nel mondo associativo. La ong Alliance Vita, ad esempio, ha biasimato «un segno d'immobilismo allarmante di fronte allo sviluppo di un mercato ultraliberale della donna e dei bambini». L'associazione chiede adesso un sussulto di coerenza anche all'opposizione, invitata a «confermare queste intenzioni, inserendole nel proprio programma della campagna presidenziale».

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