sabato 10 agosto 2013
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In una cosa noi italiani non temiamo confronti: nella crisi siamo i numeri uno. Il ciclismo, che vive da anni crisi di vocazioni e risultati (l’unico atleta di livello mondiale è davvero il solo Vincenzo Nibali, in attesa delle nuove generazioni) e dopo essersi reso protagonista di azioni di pulizia in materia di doping, ora sta vivendo uno dei momenti più bassi anche dal punto di vista “sponsorizzativo”.Aziende che se ne vanno, corridori costretti ad emigrare. Abbiamo già citato il nostro pezzo pregiato, Vincenzo Nibali, vincitore quest’anno della Tirreno-Adriatico e del Giro d’Italia, che dalla Liquigas (che ha cessato la propria attività di sponsor alla fine dell’anno scorso) è passato alla kazaka Astana, nella quale esiste un vero e proprio enclave italiano gestito da Beppe Martinelli, il tecnico che portò al successo anche Marco Pantani prima, e Garzelli, Cunego e Simoni dopo. Il gruppo Liquigas, portato avanti da Paolo Zani e da Roberto Amadio è stato salvato dagli americani: la Cannondale. In questo team che attualmente è affiliato in Italia ci sono Ivan Basso, Moreno Moser, Elia Viviani, e anche quel prodigio di nome Peter Sagan. Il prossimo anno, con ogni probabilità, lo spin-off sarà completato, con l’affiliazione della società di gestione del team in Irlanda o Lussemburgo. La pressione fiscale italiana non è sopportabile. Gli altri team fanno campagna acquisti con un 30% di margine in più rispetto a noi. Altra squadra di matrice italiana salvata dai soldi stranieri è la Lampre-Merida di Beppe Saronni e soprattutto della famiglia Galbusera. Main sponsor brianzolo, di Usmate per la precisione (Lampre, lamiere preverniciate, ndr), partner tecnici taiwanesi, giapponesi e di Hong Kong. La Lampre ha infatti trovato quest’anno un marchio di biciclette taiwanese, la Merida, un vero e proprio colosso delle due ruote: investimento di quasi 6 milioni di euro. Dietro a Merida sono arrivati la Champion System, azienda di Hong Kong, leader mondiale nel campo dell’abbigliamento tecnico personalizzato. E, infine, Samsung, senza dimenticare i caschi Kabuto, marchio giapponese.In Italia saltano corse e chiudono squadre. Cannondale e Lampre sono i soli due team di World Tour (la Champions League del ciclismo) che battono bandiera tricolore, anche se questi sono ormai sempre più sbiaditi. I team di seconda fascia, che per regolamento devono essere invitati dagli organizzatori alle corse più importanti come il Giro d’Italia, faticano come pochi. Il ciclismo italiano ha le ruote sgonfie, ma i segnali di crisi ci sono anche all’estero: Vacansoleil in Olanda, Euskaltel in Spagna, chiuderanno i battenti. Squadroni lussemburghesi e americani hanno dovuto rivedere al ribasso i propri impegni sponsorizzativi. Insomma, anche nel ciclismo la crisi è globale, ma in Italia la crisi è più crisi. Nessuno come noi: sono soddisfazioni.
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