mercoledì 5 settembre 2012
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Il loro è quasi un mestiere “invisibile”, ma hanno un compito fondamentale: guidare in gara l’atleta non vedente, indirizzandolo, consigliandolo, accompagnandolo fino alla fine della prestazione. Armonia, sincronia, intesa perfetta, ore e giorni e mesi e anni di allenamenti per trovare la strada della prestazione ad alti livelli: è l’esperienza comune di tanti atleti azzurri che devono molto dei successi al loro partner di gara.
Prendete un’atleta relativamente “recente” come Annalisa Minetti, che si è messa a correre seriamente, per agonismo, sulla pista di atletica, solamente dal settembre 2010, ha trovato un validissimo aiuto nel suo tecnico e guida Andrea Giocondi, a sua volta atleta di livello internazionale già protagonista alle Olimpiadi di Atlanta ’96 negli 800 metri piani, proprio una delle due gare (l’altra sono i 1.500) che si stanno rivelando le più congeniali per Annalisa. Non era lui, almeno inizialmente, la guida a lei designata, ma una serie di coincidenze ha fatto sì che ora facciano coppia fissa. «Con Andrea il feeling è stato quasi immediato», racconta Annalisa, e dire che all’inizio «ero terrorizzata perché non mi aspettavo di dover correre con lui; e invece fin da subito mi ha lasciato la sensazione di un’umanità incredibile, di una persona che poteva darmi molto. Dopo, ma solo dopo, ho scoperto che è anche un grandissimo tecnico». In gara «non sento la difficoltà di correre con lui», spiega, e il motivo sta tutto in quel «lavoro molto minuzioso che abbiamo fatto assieme».  Appena un poco più datato è il connubio che unisce invece due campioni del ciclismo, i fratelli Ivano e Luca Pizzi, specialisti – e campioni del mondo in carica – nel tandem. Loro si conoscono da sempre, ma l’unione sportiva risale al maggio 2010: Ivano ha perso la vista ormai da oltre un decennio e insieme al fratello provano a ricalcare le gesta sportive che avevano vissuto da giovani, ognuno in sella alla propria bici. Oggi nei gesti di questi due ragazzoni (stazza imponente: uno sfiora i due metri, l’altro li supera) c’è la naturalezza del gesto, una piena e incondizionata fiducia reciproca, una profonda sintonia, ma anche una totale conoscenza dei propri limiti e difetti. «Spesso – confida Luca, atleta guida del fratello – volano parole grosse, e aver trovato il ritmo vincente è stata durissima, anche perché caratterialmente siamo diversi: lui è sempre stato un corridore individuale, è stato difficile imparare a coordinarci e difficilissimo per lui eseguire le mie direttive». «Poi però – prosegue Luca – ha capito che il tandem era la sua sola possibilità di continuare a gareggiare, e si è adeguato». L’essere fratelli ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi: «Troviamo sempre il tempo di discutere, anche in gara. Dipende da come sta andando la corsa: se siamo in vantaggio ci scambiamo informazioni pacate e con toni ragionevoli, se invece sta andando male siamo, diciamo così… molto agitati». Succede anche di mandarsi a quel paese, insomma, ma tutto è finalizzato allo stesso obiettivo finale: pedalare e tagliare il traguardo. Davanti a tutti, se possibile. Se in sella al tandem, qualunque cosa succeda, la distanza fra un atleta e la sua guida è sempre la stessa, altrove la difficoltà è anche quella di mantenere il giusto distacco: accade nell’atletica leggera e accade – per spostarci dall’estate all’inverno – pure nello sci alpino, dove l’atleta viene indirizzato dalla voce della guida che gli rimane dietro lungo tutta la discesa. A vederli, è come se uno (la guida) inseguisse l’altro (l’atleta paralimpico) senza mai riuscire a prenderlo: e non è un caso che la coppia azzurra simbolo di questa disciplina, quella composta dall’atleta ipovedente Gianmaria Dal Maistro e dalla guida Tommaso Balasso, sia nota a tutti, semplicemente, come “Tom & Jerry”. Insieme dal 2003, a furia di inseguirsi i due amici di Schio hanno vinto nove medaglie fra cui lo scintillante oro casalingo nel supergigante dei Giochi di Torino 2006: e quando il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha premiato al Quirinale tutti gli ori olimpici e paralimpici di quella edizione, a ricevere l’onoreficenza di Commendatore al merito della Repubblica italiana c’erano entrambi, sia “Jerry” Dal Maistro sia “Tom” Balasso. Perché anche la guida, ogni atleta guida, gareggia, perde e vince come tutti gli altri.
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