venerdì 17 febbraio 2012
​Marano «Le sue parole non da servizio pubblico». Leone: «Si deve cambiare».
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Non pare, ma qui a Sanremo sono tutti già con l’elmetto e la mano sull’elsa, ma la parola d’ordine è arrivare fino a sabato, poi, dopo il Festival, andrà in onda la notte dei lunghi coltelli. Fino a quel giorno va difesa la bandiera che Celentano ha lacerato. Non è piaciuto a nessuno, ma sembra sia ancora così difficile ammetterlo.A Sanremo è giunto ieri il vicedirettore generale Antonio Marano, con compiti di "commissario", ma non bisogna chiamarlo così; non si può dire nemmeno per celia il "Bertolaso dell’Ariston". Marano solo per pochi minuti lascia intendere di essere qui in riviera per attendere agli stessi compiti che gli competono a Roma: risolvere problemi tecnici, far quadrare i tempi per i break pubblicitarie e altre cosucce di dozzina (peccato sia uno dei tre componenti del comitato etico).Quanto a Celentano, dice di non aver mai avuto l’onore di conoscerlo. Quale occasione migliore di Sanremo, dunque, per conoscerlo? Magari è pure fortunato. Per quanto anche Marano ci giri intorno, e si continui fino alla noia a parlare dell’ampia libertà data all’artista, resta una domanda: l’artista di cui sopra, in questo sterminato territorio libero che gli è stato concesso di calpestare, ha violato o no il codice etico? Si butta ancora il can per l’aia. Mauro Mazza ha detto la sua in una lettera a Paolo Garimberti: Celentano ha violato il codice etico e, dunque, sarebbe già possibile convocare il Comitato del codice etico.Cosa pensa Marano? Sulle prime si trincera: fa parte del Comitato e non può pronunciarsi fuori da un giudizio. Marano è sottile, intelligente, tattico. E sa pure che nessuno è così fesso da credere che è qui per qualche microfono che non funziona. Alla fine ammette: «Ho trovato alcune cose eccessive. Termini e linguaggi del suo intervento non sono da considerare da servizio pubblico». Oh! E tanto ci voleva?Quando parla, Marano è un fiume in piena. Sa che se non puoi convincere l’interlucutore può cercare di confonderlo, e ci prova. Lascia le frasi sospese. Bisogna scongiurarlo di ultimarle. Dottor Marano, quando ha detto che nell’intervento di Celentano ci sono state delle affermazioni, può dirci di che tipo sono? Marano termine la frase: «Eccessive, fuori luogo, non nel contesto». Che sudata!Dirà poi a Celentano, se avrà l’onore di conoscerlo qui a Sanremo, dove le circostanze vogliono risieda il Molleggiato, che – a giudizio anche di Lorenza Lei – altre affermazione del reverendo della via Gluck sono da codice penale? Marano spalanca le braccia: «Ma volete che un artista come lui non lo sappia già?» Pare proprio di no.L’aria da notte dei lunghi coltelli è nell’aria. Giancarlo Leone, vicedirettore, destinato alla nascente struttura Intrattenimento, dice già che la direzione artistica affidata a Gianmarco Mazzi scade con questo Festival e che non c’è alcuna ragione di aspettare il primo marzo per decidere quale sarà il Festival 2013, perché – spiega – «Sanremo è un evento importante e va organizzato con larghissimo anticipo». Il Festival non è ancora finito, ma la ricetta Leone per il futuro è risparmiare («Una bella scommessa sarebbe di farlo senza super compensi e super ospiti»). La beneficenza, evidentemente, avrà altre strade. Pazienza.
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