martedì 30 marzo 2021
"Vendesi", dicono i cartelli sui portoni. Sono le case dei vecchi che se ne sono andati.
Due o tre locali, in stabili dignitosi.
Entri: sul tavolo ancora medicine e giornali, il calendario fermo a sei mesi fa. Case abbandonate d'improvviso, nell'urlo di una sirena d'ambulanza che si blocca sotto al portone.
Coppie da cinquant'anni assieme, di colpo e per sempre divise. Lei resta sulla soglia, immobile, poi richiude adagio la porta.
Una settimana, e la casa resta vuota. Foto di nozze ed estati al mare, in cornici d'argento annerite. La polvere che ricopre ninnoli e soprammobili, i vetri delle finestre opachi. In camera le pantofole, il letto ancora in disordine sotto a un'immagine della Madonna.
In cucina mobili di formica e una credenza finto antica. Abbandonata da tanto, la stanza dei figli: sul muro ancora un manifesto di Gullit in rossonero.
Il geometra dell'agenzia traccia rapidi gesti per aria: questa parete giù, qui diventa un living… Quei due, lo chiamavano tinello. Living lo dice, in uno spot, uno chef famoso - gli chef sono i nostri maître à penser, oggi.
Qui dunque verrà il living. Questa vecchia roba, via. Anche la cassettiera con le lenzuola belle, mai usate, e gli auguri ingialliti di remoti Natali. Il Covid svuota le case come gusci di conchiglie. Tutto rifatto, tutto nuovo. (Ciò che dolorosamente manca, nei cortili silenziosi, sono i bambini).
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