venerdì 28 dicembre 2018
Mario Soldati è stato uno degli uomini più simpatici della sua generazione, e un libro recente ce ne fa rimpiangere la vitalità, anche se talora strabordante, e l'intelligenza, priva di inibizioni e bensì rispettosa e coerente, curiosa di tutto e di tutti. Un bel libro recente gli è stato dedicato da Skira, a sessant'anni del suo televisivo Viaggio nella valle del Po, con il titolo di Mario Soldati e gli italiani che cambiano. Raccontare, riflettere, divulgare (1957-1979), a cura in particolare di Bruno Falcetto che l'opera di Soldati conosce bene per averne coordinato i volumi dei Meridiani. Il volume Skira è illustrato con foto in bianco e nero e a colori, ha 236 pagine e costa 25 euro. I suoi vari autori si soffermano sui modi in cui Soldati ha esplorato e raccontato l'Italia nei suoi passaggi dal sottosviluppo allo sviluppo, dall'analfabetismo all'università, dalla scarsità all'abbondanza, dall'umiltà all'arroganza, e tuttavia tenendo vive le sue differenze, le tradizioni e i gusti. Soldati ci aiutava a conoscere un mondo ancora amabile, a suo modo ingenuo, che teneva insieme lo ieri,
l'oggi, il domani. La lettura di questo libro mi ha spinto a riprendere in mano Le due città, un romanzo del 1964, che ho ritrovato nell'Oscar curato da Massimo Raffaeli. Le due città erano Torino e Milano, nella storia di un torinese e di un torinese finito nel mondo, che più romano non si poteva, del cinema, non slegato da quello della politica. Una Torino saggia e compunta e una Roma un po' sbracata, si potrebbe dire, ma quanto ariosa la Roma del boom, che attirava torinesi e milanesi per la sua libertà saviamente cinica. Se Soldati dovesse riscrivere oggi Le due città, narrerebbe probabilmente un'altra differenza, proporrebbe un altro confronto, due altre città, e scoprirebbe che in un'Italia uniformemente piatta e provinciale due sole sono le città rimaste degne di questo nome, Milano e Napoli, la prima, pregi e difetti, la nostra unica città europea, e la seconda esplosivamente meridionale e mediterranea, la sola dove succedono ancora un sacco di cose, brutte e belle, ogni giorno dopo. Soldati ha amato e raccontato anche Milano e Napoli (la Napoli, per esempio, dell'amato Croce maestro di libertà), ma le considerava meno rappresentative della Torino della sua formazione gobettiana e della Roma della sua vocazione libertaria. Oggi si troverebbe più a suo agio a Milano e a Napoli, magari saltando, nella sua irrequietezza, dall'una all'altra.
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