venerdì 24 aprile 2020

Il confinamento mi ha dato l’opportunità di realizzare una verità assolutamente basilare. La cosa in sé sembra fin quasi ordinaria, sebbene abbia sempre una grande carica emotiva. A Lussemburgo, quasi miracolosamente, da più di un mese tutte le giornate sono rischiarate dalla luce del sole, da raggi che diventano sempre più caldi e intensi. È l'esperienza della luce, né più né meno. Non ci si annoia mai nel contemplarla, nel lasciarsi sorprendere dalla potenza dei raggi luminosi, delle sfumature che durante il giorno sono interminabilmente cangianti. Questa ne è la dimensione ordinaria, e di questa viviamo tutti, né possiamo farne a meno.
I Paesi del grande Nord sono anche quelli in cui più facilmente devono essere trovati rimedi all’assenza di intensità luminosa, per esempio utilizzando lampade capaci di riprodurre una luce simile a quella dei riflessi solari. Si tratta di quel tipo di luce che permette di rinvigorirsi sia fisicamente sia psicologicamente. Un confratello domenicano francese destinato alla Finlandia (dove i domenicani francesi ha un avamposto nonché un impegno teologico di non poco rilievo) raccontava, già alcuni anni fa, che i suoi amici e familiari gli avevano fatto dono, per l’ordinazione sacerdotale, di una di queste lampade. E benché lui non ne avesse avvertito particolare bisogno all’inizio della sua missione, ora quella lampada si stava rivelando efficace.
Il bisogno di luce del sole è davvero primordiale per vivere, per dare forza e coraggio all’essere umano nell’affrontare l’esistenza. È però un’altra la dimensione che ho scoperto, e ogni giorno di più: la luce contiene tutta la nostra memoria di vita. Contemplando i riflessi della luce in situazioni aleatorie, un’ondata di ricordi risalgono alla superficie della memoria scatenando un turbinio emotivo di portata unica. Mi sono domandato se non fosse la luce stessa a conservare il nostro patrimonio mnemonico, visto che è lei che causa l’affiorare dei ricordi. Allora, senza tanti passaggi, mi sono reso conto che, quando dice «io sono la Luce del mondo», Gesù afferma una verità di ordine teologico e al contempo umanamente vera. È la luce del mondo perché Gesù, Dio, contiene, tutti i ricordi del mondo, cioè quelli di ciascuno e ciascuna di noi. Dio è, per far breve, la memoria della nostra vita e quindi ne è la Luce. Senza memoria, non vi è che un filo di vita. Lo sanno bene quelli che accompagnano i malati di Alzheimer, i cui ricordi si affievoliscono sempre di più fino a dimenticare i riflessi più elementari degli organi umani. Contemplare è cum-templus, “con lo spazio del cielo”: è la visione della luce che agisce sulla nostra memoria e ci permette di rimanere con gli occhi fissi sulla Fonte di vita. Abbiamo fatto tutti l’esperienza di tenere lo sguardo fisso su qualcosa. Ebbene, questa è la metafora dell’esperienza che tutta la nostra memoria è custodita nella potenza della Luce.

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