mercoledì 25 marzo 2020

Si potrebbe temere che la solennità dell’Annunciazione, questo anno, non sia per nulla in linea con quanto stiamo vivendo. I bollettini medici della Protezione civile, tutte le sere alle 18.00, non migliorano. Forse siamo alla settimana decisiva, forse no. Il picco dovrebbe essere in questi giorni, ma chi lo sa? Come celebrare l’Annunciazione, cioè il momento in cui l’angelo Gabriele ha portato il messaggio a Maria che sarebbe divenuta la Madre del Signore in questo frangente? Per molti di noi questi giorni sono attese di annunci che spesso possono essere inquietanti. Le chiamate sono per dire se il tal amico o la tale altra persona cara ci hanno lasciato, senza nemmeno poterli vedere per un ultimo saluto. Gli annunci di oggi sembrano ben lontani dall’Annunciazione che celebriamo in quel meraviglioso “quadretto”, messo poi in colori da tanti, tantissimi artisti. Penso, tra i moltissimi, all’affresco del confratello domenicano Beato Angelico del Convento di San Marco a Firenze.
Tuttavia, quell’annuncio è stato anche difficile da intendere per Maria Vergine. Non è stato un cammino in discesa, ma in salita. Il Vangelo non avrebbe mai e poi mai fatto trasparire la paura di questa giovane donna se non fosse stato necessario: «Come è possibile? Non conosco uomo» (Lc 1,34). Come è possibile? Potremmo ripetercelo fino alla nausea, come è possibile che siamo arrivati a una tale situazione. Come è possibile che il nostro sistema (mondo) non sia riuscito a mettere maggiormente in allerta e prendere precauzioni maggiori più rapidamente? Ci saranno luoghi e tempi per riprendere tutto, dall’inizio, per vagliare responsabilità di un sistema che ha mostrato senza dubbi di potersi inceppare per un micromillimetro. Ma potremmo anche farci la stessa domanda in termini positivi: come è possibile che riusciamo ad andare avanti nonostante tutto quello a cui stiamo assistendo?
Difficile immaginare che l’Annunciazione oggi, sia un lieto annuncio, perché di lieti sembrano essercene pochi in questi tempi. Eppure, l’idea stessa dell’Annunciazione, dell’attesa di una notizia è fondamentale, perché rinvia al senso della speranza. Se attendo, una notizia è perché ho qualcosa per cui sperare. La speranza è sempre orientata al positivo, al bene. È davvero l’unica realtà – l’unica tensione, l’unico sentimento, l’unica virtù teologale – in grado di sconfiggere la paura. La speranza dissolve i timori proprio come la candeggina distrugge le impurità. Solo questa è l’Annunciazione che possiamo celebrare in questi tempi, cioè un inno alla speranza, perché in attesa di notizie stiamo già mostrando che la verità della vita è riposta in un bene futuro che deve venire, nell’attesa. Questa è l’Annunciazione che vorrei: prendere coscienza che la speranza dona vita, che l’attesa – anche angosciosa – rivela l’irresistibile desiderio di Vita. Questo ha vissuto Maria, questo possiamo ancora celebrare e vivere noi, anche oggi. Preghiamo dunque come ci ha chiesto papa Francesco: Padre Nostro che sei nei Cieli ,sia santificato il tuo Nome, venga il tuo Regno, sia fatta la tua Volontà come in cielo così in terra…

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