martedì 9 febbraio 2021
Nel suo Diario Etty Hillesum, giovane ebrea olandese morta ad Auschwitz, racconta dei giorni in cui ai suoi amici arrivavano gli ordini di partenza per Westerbork, prima tappa verso la "destinazione finale". A lei, ancora quel foglio non è stato recapitato. Ma, si domanda, se la chiamata fosse per domani, cosa farei? Comincerei, si risponde, «Col non dire niente a nessuno, mi ritirerei nell'angolo più silenzioso della casa e mi raccoglierei in me stessa, cercando di radunare tutte le mie forze da anima e corpo. Mi farei tagliare molto corti i capelli, e butterei via il rossetto. Vorrei vedere i miei genitori, e ogni minuto stare con lui, l'uomo che mi farà morire di nostalgia» (..) E: «Nello zaino metterò una Bibbia, e devo farci stare lo Stundenbuch" (il "Libro d'ore" di Rilke, ndr). Anche di questi tempi arrivano ordini di partenza, improvvisi, e devi andare. E, mi chiedo, io cosa farei? I ragazzi, il marito, il nipote neonato, gli amici, mio Dio, tutto dovrei lasciare. Allora, che senso avrebbe portarsi dietro qualcosa? Eppure vorrei una Bibbia. E una foto di mio padre, e una con i nostri tre figli piccoli, in un'estate felice, per ricordarmi quanto bene ho ricevuto. Nient'altro. Ah sì, una penna, e un taccuino. Per annotare le ore, e scrivere qualcosa a chi amo. M' immagino, sull'ambulanza che corre, come di colpo saprei che nulla mi appartiene davvero.
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