venerdì 14 febbraio 2020
Una piccola e valente casa editrice, Amos Edizioni, che stampa a Rende in Calabria e che ha pubblicato di recente un prezioso libretto col testo russo a fronte di Vladimir Kantor su Dostoevskij, Nietzsche e la crisi del cristianesimo in Europa, ci fa dono di un insolito racconto di Daniel Guebel, uno scrittore argentino sui sessanta, di grande valore, ma ancora ignoto tra noi (non conosco Carrera e Fracasso, un romanzo edito da un'altra editrice marginale, La Linea). L'ultimo grande nome della letteratura di quel Paese è stato quello di Ricardo Piglia, morto di recente, ottimo romanziere, ma anche grande intellettuale, e non a caso il miglior studioso dell'opera di Borges, che è tuttora il nume tutelare, ma anche la pietra d'inciampo per gli intellettuali argentini e di tanti altri del subcontinente. Narratore ambizioso ai limiti del paradossale mi pare anche Guebel. Non può non venire in mente il nome di Borges leggendo L'uomo che inventava le città (ma il titolo originale è più forte, L'infezione avanguardista), che è la storia di un artista argentino (appunto d'avanguardia) a cui Juan Domingo Peron, dal suo esilio spagnolo, chiede di costruire una sorta di torre, un monumento celebrativo che però si trasforma, nella ricerca dell'artista e nell'ambizione del committente, nel progetto di una città-modello, una città "peronista"... E l'artista si fa urbanista, un urbanista delirante anche più del suo leader e committente. È dal tempo di Le città invisibili di Calvino che l'urbanistica è assente, mi pare, dall'interesse degli scrittori, e l'ultimo (intrigante) romanzo sulla figura di un grande architetto o urbanista che mi viene in mente è quello lontano e megalomane di Ayn Rand, scrittrice "individualista di destra", ispirato a una delle prime archi-star, Frank Lloyd Wright. (Da La fonte meravigliosa King Vidor trasse un film non meno "di destra" interpretato da Gary Cooper.) Ma c'è anche un altro modo di intendere l'architettura e l'urbainistica, e proprio oggi, nel pomeriggio a Milano, ci sarà un incontro organizzato dalla casa editrice Eleuthera in cui verrà ricordata la bellissima figura di Colin Ward, urbanista inglese di ispirazione anarchica, ma di un'anarchia saggia e lungimirante e sommamente umanista, purtroppo fuori tempo o oltre i tempi. Da lui ho sentito dire una cosa che mi ha segnato, che i grandi, i migliori pensatori anarchici hanno sempre messo al centro della loro attenzione due interessi: i bambini, le nuove generazioni (la pedagogia) e l'organizzazione della città, della vita comune (l'urbanistica). È suo un libro bellissimo che unì queste due aspirazioni, I bambini e la città, di cui Eleuthera annuncia una nuova edizione.
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