venerdì 27 marzo 2020

Parole in libertà, in giorni senza libertà: chiusi per virus, non possiamo fare. Ma possiamo continuare a pensare…

Giorno 16

Marta a un certo punto non ce l’ha fatta più a stare rinchiusa dove abita. Ha preso i suoi bambini, è uscita e si è diretta al centro commerciale, senza compilare l’autocertificazione: probabilmente nemmeno sapeva che servisse, figurati se poteva sospettare che era cambiata un’altra volta. Marta è una ragazza madre, il nome è di fantasia, per tutelare la privacy. Ma la storia è vera, e l’ha raccontata ieri il sito web di “Repubblica”.

Nessuno l’ha fermata quando è entrata all’Ipermercato del quartiere Novoli, a Firenze. Poca gente in giro, sospettosa, nessuna automobile quando ha attraversato la strada. Lei non aveva la mascherina, e nemmeno i suoi figli che avanzavano bagnati, impauriti e stretti stretti, senza mantenere il distanziamento sociale previsto per decreto: lo sguardo perso nel vuoto, zero parole. Lei non sapeva: non ha la tv, non sa leggere, non conosce la nostra lingua. Se avesse potuto farlo, probabilmente avrebbe detto: ma cosa sta succedendo, dove sono andati tutti? Forse è il silenzio spettrale della città che l’ha convinta: chi vive nascosto detesta il rumore, ma nessuno può restare senza mangiare a lungo. Così Marta si è fatta forza, e tra tanti negozi ne ha scelto uno qualunque, infilando la porta di una parafarmacia: una commessa per fortuna l’ha accolta con un sorriso caldo e un pacco di biscotti.

Confesso che mi sono commosso. E che nonostante tutto, un po’ Marta l’ho invidiata. Anche noi abbiamo sempre vissuto preferendo i nostri spazi, senza il coraggio di evadere, di rischiare veramente. Abbiamo occupato il mondo senza tentare mai una fuga, né fisica né mentale. E alla fine è arrivato un virus cattivo, che ci ha cambiato le carte in tavola: non siamo analfabeti come Marta, eppure la nostra enorme scienza non ci ha aiutato a capire come e perché è successo. Non siamo muti come Marta, ma non sappiamo dire quando finirà. Ecco perché l’ho invidiata: che bello sarebbe credere che non sia successo nulla, e crederlo per sempre.

Qualcuno di buon cuore alla fine ha caricato Marta e i suoi figli in macchina e l’ha riportata a casa, vicino al laghetto del quartiere dove abita. Perché Marta è una papera. Libera di andarsene con i suoi anatroccoli. Anche noi abbiamo i biscotti, ma non siamo riusciti a scappare in tempo.

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