mercoledì 10 febbraio 2021
Etty Hillesum annota nelle sue Lettere che nel lager di Westerbork, punto di transito in Olanda dei deportati diretti a Auschwitz, incontrò due monache, sorelle, originarie Breslavia, appartenenti a una dotta e ortodossa famiglia ebrea. Il riferimento sembra indicare Edith Stein e sua sorella, convertite al cristianesimo, carmelitane e deportate dal monastero olandese di Echt a Westerbork, infine morte ad Auschwitz - come Hillesum, la ragazza di 27 anni che ha testimoniato nei suoi scritti l'Olocausto degli ebrei di Amsterdam. L'appunto nelle “Lettere” è scarno. Etty, studentessa dapprima fiera della sua «vita libera e sregolata», poi affascinata dalla Lettera sulla Carità di Paolo ai Corinzi, sembra guardare con stupore le due donne, che sulla veste portano, come uno sfregio, la stella gialla. Ma cosa fanno Edith, (Teresa Benedetta della Croce, futura santa e protettrice d'Europa) e la sorella Rosa nelle miserabili baracche del campo? Hillesum scrive: «Tornavano con la mente ai ricordi dell'infanzia». Ricordi: in una simile ora, possibile? Eppure sì. Nel deserto, verso il Golgota, le due donne reciprocamente si dicono dei giorni felici di quando erano bambine. Fanno memoria del bene ricevuto. Come disse Benedetto XVI, è necessario, ricordarsi del bene ricevuto: perché questa memoria possa generare speranza. Nella certezza che in nessun frangente Dio ci ha, tuttavia, abbandonato.
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