venerdì 19 marzo 2021
Mi telefona una lettrice, la signora Antonietta B., un'anziana consacrata: «Anche io sono andata alle elementari di Porta Nuova, a Milano, molti anni prima di lei». La signora è nata nel cuore di Milano, in corso Garibaldi, nel 1932. Corso Garibaldi 118, accanto alla rossa chiesa dell'Incoronata: lì i suoi avevano una bottega. Il 13 agosto '43, casa e bottega furono distrutte dalle bombe. Antonietta, undicenne, era sfollata. Ma ricorda bene, dopo, i mesi nei rifugi. All'allarme, correva con la mamma in quello della Casa del Fascio, di fronte al teatro Smeraldo: era grande, ricorda, «Eravamo tanti bambini, giocavamo a nascondino. Finché le bombe non cadevano vicine: allora le mamme ci chiamavano, e dicevamo il Rosario». (Te li immagini, nel buio, tutti addosso alle mamme, come pulcini).
Covid, lockdown? «La guerra era un'altra dimensione», risponde. Ma se siamo risorti nel '45, ce la faremo anche stavolta? «Vede, noi avevamo una grande voglia di vivere, che ci veniva dalla fede. Non so se si possa dire lo stesso, oggi».
Quell'angolo di corso Garibaldi ora è il cuore della Milano trendy, dell'happy hour, a due passi dalla movida di corso Como. Al 118 di corso Garibaldi, Antonietta non si ritroverebbe. Il benessere ha cambiato Milano più delle bombe. Ripartiremo? Antonietta, dopo un attimo di silenzio: «La c'è, la Provvidenza». Manzoniana, certezza, che non l'ha abbandonata mai.
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