venerdì 29 gennaio 2021
In mezz'Italia li chiamano i giorni della merla, i più freddi dell'inverno. Le otto del mattino, porto fuori il cane. Costeggio le magre aiuole, lui felice di quei due stentati fili d'erba. Ma mi manca qualcosa. Mi manca il gelo di quest'alba nei polmoni: la mascherina filtra un'aria molle, viziata dalla mia stessa espirazione.
Da quanti anni ci dicono, e giustamente, che l'aria a Milano è inquinata, pregna di fumi e di benzene. Ma, mi dico stamane, quanto era bello, quell'aria, poterla respirare.
Com'era bello in una giornata d'inverno sentire il freddo penetrare nei bronchi, o in tarda primavera annusare, misto al gasolio, anche un timido profumo di tigli. Com'era bello, respirare: non me n'ero mai accorta.
Bene, ora potrei tornare a casa. Invece cammino un bel pezzo, fino al Parco Sempione. Mi inoltro nei viali deserti, sui prati c'è un velo di brina. Finalmente mi fermo sotto a degli alberi secolari, al centro di una grandissima aiuola. Nel raggio di 300 metri, nessuno. Allora abbasso la maschera, e tiro un respiro vorace. Che gioia, l'aria insalubre di Milano, e questa del Parco poi, che sa di terra e nebbia. Poi rialzo il bavaglio e torno a casa, incrociando altri imbavagliati come me. Chissà se anche loro, dopo essersi ben guardati attorno, a volte tolgono la maschera, furtivi, e nostalgici inspirano una boccata della pessima, meravigliosa aria di Milano.
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