venerdì 12 marzo 2021
Mi chiedo se accade anche agli altri, quando i capelli ingrigiscono, il molesto fenomeno che succede a me. Mi accade, dunque, quando giro da sola per Milano – e soprattutto la domenica mattina, presto, quando non c'è nessuno – di fare certi incontri. Passeggio tranquilla con il cane a Brera, ed ecco, all'angolo con via Goito, mi ritrovo di colpo in una folla di studenti, nel vociare dei giorni in cui al liceo Parini c'era sciopero, e i picchetti impedivano di entrare. Eccomi in mezzo a loro, festosi, il compito di greco rinviato e una sola domanda sulle labbra: dove andiamo? Al Parco, o a bere il cappuccino al Tumbun de San Marc? Anna, Luca? Marina, vieni? Nel turbinio riconosco facce e voci. Poi la folla scompare.
Dicevo, sono incontri pericolosi: come se un manipolo di briganti mi aspettasse dietro l'angolo. In piazza Cavour non devo entrare. C'è il Palazzo dei Giornali, dove ho iniziato a fare la cronista. Lì mi imbatto nei miei colleghi di allora. Vanno di fretta, di ritorno da un fattaccio di nera. Il titolo in tipografia è già pronto: “Anziana usuraia assassinata”. Corrono a scrivere, corro anche io - poi, brusco, il sogno si interrompe. Mi ritrovo sola: è stato un altro agguato.
Briganti, in giro per Milano. Dei Bravi incanagliti che aspettano i sessantenni agli angoli e li bastonano - la clava dei ricordi nelle mani.
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