martedì 16 marzo 2021
Ormai non manca molto. Ci dovremmo essere quasi, intendo qui, al Nord, dove la primavera scoppia più tardi. Verranno le prime giornate calde, e in quel primo tepore un pomeriggio si alzerà il vento e in cielo compariranno nuvole nuove: nere, gonfie, flaccide di umidità. Le nuvole del primo temporale.
È bello starle a guardare nei loro crocchi, nel loro comporsi e incolonnarsi, come falangi di eserciti guerrieri. So ormai che quando il cielo verso Bergamo è nero, poche ore ed è tempesta a Milano. E nei pomeriggi inquieti in cui il sole si affaccia, più lucente, e subito scompare, e l'aria pare fremere di elettricità, io tendo l'orecchio. Fino a che il cielo incombe sulla città, e quasi fa buio. Da lontano un boato, sordo prima e poi fragoroso. Eccolo, il primo tuono di primavera. Nel bagliore freddo dei lampi scroscia una pioggia violenta, che caccia i passanti negli androni. Dalla finestra, allora, contare i secondi dal lampo al tuono, e insegnarlo ai bambini: la tempesta è sempre più vicina. Sentila, come martella sui tetti rabbiosa, in una furia a lungo covata. Infine, silenzio. Pace. Le falangi nere si disperdono, e com'è tersa l'aria. Che buono, il profumo che sale dalla terra bagnata. Semplicemente un temporale. Guardiamolo, dalle nostre finestre di quasi lockdown: è la primavera che erompe fra cementi e asfalto. Festosa, anche in questo 2021, come fuochi d'artificio.
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