domenica 7 febbraio 2021
Guardo ancora indietro, e un po' avanti. Il 15 gennaio scorso a Milano era una giornata limpida, bellissima. Sono scesa dal tram 1 in via Tommaso Grossi, prima della Scala. Da tanto non andavo in centro. Timidamente sono entrata in Galleria. Le vetrine splendevano, i negozi vuoti. Zona arancione, però ragazzi in giro, e impiegati con quel passo della gente di Milano – “via, largo, non ho un minuto da perdere”. Mesti i caffè senza nessuno, e che nostalgia di quelle comitive giapponesi che il milanese medio, intralciato appunto nella sua marcia verso il metrò, dribblava un anno fa con irritazione. Ma, uscendo su piazza Duomo, mi sono dovuta fermare. Un grande cielo inclinante all'indaco nell'ora del tramonto mi si parava davanti – imponente, bellissimo. Che singolare dolcezza ha, in certi giorni, il cielo lombardo. Un cielo di pianura mite e feconda. (Mi sono immaginata, in un tramonto remoto ma uguale a questo, i popoli chiamati barbari calati dal Nord Europa che alzavano gli occhi e decidevano: qui ci fermeremo). Poi sono entrata un momento in Duomo. Esco, e due giovani poliziotte sul portone stanno osservando il tramonto. «Ma guarda – dice meravigliata all'altra una con accento del Sud – guarda, che cielo». Mi volto anch'io: un incendio rosa si riflette sul candore della Cattedrale. Anno 2021, pandemia, zona arancione. E tuttavia questa sera il cielo lombardo “così splendido, così in pace”, ancora.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI