giovedì 13 dicembre 2012
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​Un giorno dopo l’altro, il countdown verso le elezioni anticipate procede inesorabile, assottigliando i tempi per compiere gli adempimenti necessari. Ne è consapevole il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, che lancia alle forze politiche e al Paese due segnali di fumo, ipotizzando da un lato una data possibile per il voto, il 17 febbraio, ma invitando al contempo le forze politiche a compiere un gesto di responsabilità dando in tempi rapidi parere positivo, in Parlamento, al decreto legislativo sulle «liste pulite», che fissa i criteri per l’incandidabilità, in modo da consentirne l’entrata in vigore già nella prossima contesa elettorale. Due punti nodali sui quali la titolare del Viminale è tornata più volte, nel corso di una giornata "itinerante" che l’ha vista muoversi fra Montecitorio, dove nel pomeriggio ha risposto ad un question time, un convegno dei sindacati di Polizia e, in serata, la Scuola superiore dell’amministrazione dell’Interno di via Veientana, per un incontro coi prefetti.«L’ipotesi sulla quale stiamo lavorando di più è quella del prossimo 17 febbraio. Ma resta una data sub judice, poiché tutto dipende dallo scioglimento delle Camere da parte del capo dello Stato», ha spiegato il ministro ai cronisti, in Transatlantico. «Fatto lo scioglimento delle Camere - ha aggiunto -, è quasi automatico fissare la data del voto, perché ci sono dei tempi tecnici prestabiliti». Riguardo alla richiesta di un’unica data per elezioni politiche e regionali, la titolare del Viminale si è detta favorevole al cosiddetto election day, precisando però come un’eventuale decisione non sia di sua competenza: «Auspichiamo che ci sia un accorpamento delle elezioni. Quelle in Lombardia e Molise si terranno insieme alle politiche». E per quanto riguarda il Lazio, dove si dovrebbe votare il 3 febbraio? «Il Tar è stato interpellato da un esposto. Noi saremmo felici di accorpare le date: si risparmiano soldi e non si portano i cittadini più volte alle urne ad una distanza di tempo irrisoria. Ma è il Tar che decide...».Conversando coi cronisti parlamentari, il ministro si è espresso anche su una questione delicata, quella dei tempi risicati per la raccolta delle firme necessarie, sollevata con forza dal Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che ha denunciato il rischio di essere "tagliato fuori" dalla competizione. La normativa varata nel 2006 dispone che, per presentare ciascuna lista, sia necessaria una raccolta di firme che, a seconda della grandezza della circoscrizione elettorale, vada da un minimo di 1.500 fino a 4.000 per la Camera e da 1.000 a 3.500 per il Senato. Soglie che però, ricorda il ministro, non varranno per le prossime elezioni: «Se c’é lo scioglimento anticipato delle Camere, c’è una norma che dice chiaramente come le firme da presentare debbano essere dimezzate».Infine, il ministro lancia il warning sulla questione delle «liste pulite». Dopo aver lavorato alacremente, insieme al Guardasigilli Paola Severino e al titolare della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi, per completare la delega sull’incandidabilità dei condannati a pene superiori a da due anni di reclusione contenuta nella legge anti corruzione, sarebbe sconcertante non vederla entrare in vigore prima del voto: «Ciò che dovevamo fare l’abbiamo fatto e la responsabilità non è più nostra - premette -. Ma se il Parlamento volesse essere velocissimo, il tempo ci sarebbe senz’altro». Le Camere hanno 60 giorni di tempo per fornire il parere (obbligatorio ma non vincolante) sul testo, che poi il governo potrà varare. Da giorni (e ancora ieri con Francesco Boccia) il Pd accusa il Pdl di frenare. Ora, la commissione Giustizia della Camera ha fatto sapere che entro martedì si esprimerà sul parere con un voto.
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