mercoledì 13 giugno 2012
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«La lettera di Bersani al Gay Pride esprime la cifra del Pd, ma chiarisce anche per converso quale debba essere l’agenda della coalizione che vogliamo a rimodellare sul nostro versante», dice Maurizio Sacconi.Non è meravigliato dalle reazioni che suscita l’intervista a Fioroni, rimasto vittima del fuoco amico?Purtroppo no. L’agenda declinata con precisione da Bersani è in fondo la stessa già messa in pratica dalle amministrazioni di centrosinistra.Ma su famiglia e bioetica dovrebbero far fede la Costituzione e le leggi ordinarie. Che poteri hanno gli enti locali su questi temi?In teoria è così, ma l’esperienza insegna che è diffusa la tentazione di coprire l’incapacità nell’azione di governo locale con iniziative formalmente inefficaci ma pur sempre pericolose: dai testamenti sul fine vita ai registri delle unioni di fatto. Uno "zapaterismo", praticato oggi a livello locale come un domani potrebbe essere praticato, in termini più pericolosi, a livello centrale.Eppure oggi voi siete alleati del Pd a sostegno alle ricette economiche.Ma l’idea di tenere distinti i due livelli è illusoria. Che cos’è, mi chiedo, questa crisi dell’Occidente in cui siamo immersi se non quella di una lunga stagione nella quale il declino demografico è stato a sua volta la conseguenza della perdita del senso delle cose? La risposta alla crisi deve conseguentemente presupporre la questione antropologica e la difesa dei valori non negoziabili della persona.La famiglia, innanzitutto?La famiglia fondata sul matrimonio e aperta alla procreazione. Il nostro Welfare stanzia 60 miliardi l’anno per garantire alla famiglia detrazioni, assegni familiari e pensioni di reversibilità. E, oltre a tutto, se aprissimo anche ad altre relazioni affettive nella dimensione pubblicistica la sostenibilità del sistema salterebbe. Una cosa sono le buone regole sul piano civilistico, un’altra è la necessaria tutela della sola famiglia naturale nell’ambito pubblicistico, l’unica in grado di garantire la continuità della società attraverso la procreazione.Il governo di cui ha fatto parte, però, poteva fare di più per la famiglia.Convengo, soprattutto sulle famiglie numerose. Su questi temi ad ogni modo va oggi costruita convintamente la nuova formazione alternativa alla sinistra. Temi come famiglia, vita, libertà educativa, che non a caso noi definiamo non negoziabili mentre dall’altra parte si discetta fra chi intende semplicemente negarli e chi, su di essi, vorrebbe mediare, ovvero negoziare.Temi definiti però "divisivi".Non sulla base della fede. Su di essi è possibile aggregare un’ampia maggioranza nella società, di credenti e non credenti, che, per fede o per esperienza, non intendono abdicare a quelli che sono i fondamenti del nostro essere comunità nazionale. La prova generale la avremo al Senato, con la legge sul fine vita, giunta alla terza lettura, da approvare in via definitiva entro la legislatura. E senza riconoscimento del valore della vita non avremo vitalità economica e sociale.
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