martedì 28 maggio 2013
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In base ai dati definitivi del Viminale, le 2.600 sezioni romane hanno premiato Marino, nettamente in vantaggio con il 42,60% e 512.720 voti, mentre Alemanno lo insegue con 364.337 preferenze, pari al 30,27% dei consensi.Saranno Ignazio Marino e Gianni Alemanno a contendersi il ballottaggio per il Campidoglio. Le proiezioni che mano a mano si accavallano dalle 15 danno l’esponente del Pd nettamente in vantaggio, con una percentuale del 42% circa. Il sindaco pidiellino in cerca di riconferma, invece, si assesta intorno al 30%. Fuori dai giochi, anche ipotizzando le più ampie forchette di errore statistico, il candidato del movimento 5 Stelle, Marcello De Vito (più o meno al 12%) e Alfio Marchini con il 10% circa.Anche nella Capitale, dunque, dopo il voto regionale del Friuli, la formazione che fa capo a Beppe Grillo fa mostra di aver perso la forza di altre amministrative (come quelle che hanno portato Pizzarotti alla poltrona di primo cittadino a Parma e numerosi consiglieri regionali in Emilia, Piemonte e Sicilia). Per non parlare delle politiche. Finito il primo turno, inizia, dunque il corteggiamento all’elettorato degli sconfitti. E le considerazioni sull’astensionismo che nell’Urbe ha avuto un calo spaventoso. Alle urne solo il 52% degli aventi diritto, il 20% in meno delle scorse comunali e 25 in meno delle politiche di febbraio.Intorno alle 19 parlano tutti i protagonisti di questa sfida all’ombra della statua equestre di Marco Aurelio. Il front runner, il chirurgo ed ex senatore Pd, davanti ai sostenitori del suo comitato si dice pronto a cominciare di nuovo la corsa: «Tornerò subito nelle periferie ad ascoltare le difficoltà delle persone». La percentuale di suffragi che ha ottenuto come candidato è all’incirca quella delle liste che lo sostengono. Non c’è stato, dunque, l’effetto candidato auspicato. Cosa che sottolineano gli avversari, quando sostengono che ora sarà gara a due, al di là degli apparati di partito. Intanto Marino lancia un amo agli elettori grillini («porteremo avanti i vostri temi: democrazia partecipata, riduzione dei costi della politica, trasparenza») e del costruttore («va rispettato il risultato di Marchini, che è molto radicato in città e ha fatto un’ottima campagna elettorale»). Riceve una telefonata dal segretario del partito Guglielmo Epifani, che poi lo va a trovare al comitato. Prima di lui a fare i complimenti di persona a Marino arriva il leader di Sel, Nichi Vendola, in linea con le proposte Marino su diversi punti tra cui quello controverso delle unioni civili. Intanto, con buona parte del centrosinistra, sottolinea la bocciatura di Alemanno.Il secondo piazzato, dal canto suo, fa mostra di credere nella rimonta. E sfida Marino nell’arena televisiva. «Domani (oggi per chi legge, ndr) potrebbe esserci un primo faccia a faccia a Ballarò e spero che non scelga di eludere il confronto», perché «non c’è stato un dibattito serio sulla città e spero che in 15 giorni si riesca a farlo», la sfida al duello catodico. «Ci rivolgeremo agli elettori di Marchini e De Vito», dice Alemanno. Voti che sono «fuori da ogni apparato». La partita, il mantra intonato dal sindaco in carica e da molti nel centrodestra, infatti, è che con il voto del ballottaggio si ricomincia da zero. E fa di conto: «La rimonta è nelle cifre, il distacco è di circa 120mila voti, nel 2008 tra me e Rutelli al primo turno era era di 85mila, quindi è una cosa che si è già verificata e si può realizzare».Una cosa che per il candidato a 5 Stelle non si può realizzare è un apparentamento. «Al ballottaggio non appoggiamo nessuno, Alemanno e Marino sono la stessa cosa – ribadisce –. Io andrò al seggio e mi avvarrò della facoltà di non votare». Non è esclusa, però, una consultazione online tra gli attivisti sulla linea da tenere al secondo turno. «Entriamo in Consiglio e faremo un’opposizione seria e costruttiva», promette. Il risultato rappresenta un calo. «Ma non così drammatico e vistoso», ha detto in una conferenza stampa, convocata dopo che nel pomeriggio c’erano stati momenti di imbarazzo e confusione nel suo quartier generale. Già alle 15 De Vito voleva commentare le prime proiezioni, ma il portavoce lo ha convinto a rientrare in attesa di dati reali. Tra il dissenso di altri componenti dello staff, che avrebbero voluto farlo parlare. Lui la sconfitta se la spiega così: «I partiti hanno messo in campo una forza mediatica ed economica formidabile e chi ha votato ha scelto loro. E ci si è messo anche Marchini a toglierci voti».Già, Marchini: il quarto incomodo, con la sua lista "Io amo Roma". Che non commenta il risultato del 5 Stelle. E sgombera subito il campo da equivoci su possibili scelte per un campo o l’altro in cambio di poltrone. «Non farò il vice di nessuno, guarderemo con massima attenzione ai programmi. Quindici giorni sono un’eternità». E promette di essere «al centro dell’arena» nel portare avanti «proposte concrete». Senza le quali vince l’astensione.
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