martedì 10 settembre 2013
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Via libera dalla Camera al disegno di legge costituzionale che istituisce il Comitato dei 40. Il provvedimento aveva già ottenuto una prima approvazione dall'Aula di Palazzo Madama ed ora si attenderanno i tre mesi prima della seconda lettura in entrambe le Camere. Un voto travagliato e segnato dalle polemiche quello di Montecitorio: prima della votazione tutti i deputati del M5S hanno esposto in Aula dei manifesti tricolore con la scritta "No deroga all'Articolo 138". Si tratta della norma che taglia la pausa tra le due doppie votazioni alla Camera e al Senato da 90 a 45 giorni. La seconda novità sostanziale è l'inserimento, all'interno dell'iter della legge costituzionale, di due soggetti differenti: i 35 saggi con funzione consultiva rispetto al governo, e il comitato dei 40, composto da 20 senatori e 20 deputati scelti dalle Commissioni Affari Costituzionali. Questi ultimi avranno il compito di mettere a punto la piattaforma di modifica della Carta. All'assemblea spetterà essenzialmente un compito di ratifica. La seduta era stata sospesa, con immediata convocazione della conferenza dei Capigruppo. La tensione è andata alle stelle dopo il voto sulle riforme: da qui la decisione della presidente Laura Boldrini di fermare i lavori. Dopo la votazione, Giuseppe D'Ambrosio (M5S) ha chiesto conto del fatto che i commessi non abbiano permesso l'accesso in tribuna del pubblico di una donna solo perché indossava la t-shirt con lo slogan dell'occupazione del tetto di Montecitorio da parte dei deputati grillini. "La Costituzione è il simbolo di un gruppo", ha chiesto D'Ambrosio. Ma la presidente Boldrini ha rilevato che "quello slogan è stato fatto proprio da un gruppo parlamentare", per cui i commessi hanno fatto bene. Da qui, l'attacco dei M5S a Pd e Pdl. "Sono due partiti surreali", sbotta Alessio Villarosa. Ma il Pd non ci sta, con Ettore Rosato che dice basta "agli insulti ed alle provocazioni che sono inaccettabili" ed ai grillini chiede "senso di responsabilità e rispetto delle regole di convivenza invece di sollecitare i mal di pancia più profondi della gente". Ma Alessandro Di Battista non ci sta: e rievocando l'esposizione dello striscione dal tetto occupato di Montecitorio, all'esame di un ufficio di presidenza che non si è ancora riunito, sbotta: "Puniteci, sanzionateci a cinque stelle, tanto lo rifaremo mille volte". E urla: "Il Pd è peggio del Pdl. Puniteci ma prima sbattete fuori i ladri". E fa il gesto delle manette, scatenando le urla a destra e a sinistra. Boldrini lo redarguisce. "Non offenda, usi un linguaggio consono", gli dice la presidente della Camera. Ma a Simone Baldelli non basta e la attacca: "Qui non è un asilo infantile. Quest'Aula va presieduta con fermezza e serietà". "Io non mi tiro indietro. A Di Battista non sarà consentito di nuovo offendere", dice la presidente. Ma la tensione sale. Angelo Cera dell'Udc va in escandescenze, arrivano i commessi per impedirgli di andare verso i banchi M5S. A quel punto, Boldrini sospende la seduta e convoca i capigruppo.
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