lunedì 2 marzo 2015
​I due ex sindaci di Salerno e Pesaro saranno i candidati alle prossime regionali in Campania e nelle Marche. Buona la partecipazione al voto, polemiche per l'appello dello scrittore Saviano a disertare le urne per il rischio di "voti di scambio".
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Scrutinio concluso per le primarie del Pd per le elezioni regionali. Solo nella notte, dopo una giornata di seggi aperti, sono stati resi noti i risultati. ​L'ex sindaco salernitano De Luca vince le primarie del Pd per le regionali in Campania, con il 52% delle preferenze, altissima l'affluenza alle urne con 157mila votanti. Le primarie in Campania sono state caratterizzate dalle polemiche sull'appello di Saviano al non voto. Nelle Marche ha vinto Ceriscioli, col 52,53%; oltre 43mila i votanti. Non ci sono ancora dati ufficiali comunicati formalmente alla stampa, ma la vittoria di Vincenzo De Luca alle primarie della Campania è arrivata con circa 12mila voti di differenza su Andrea Cozzolino (alla vigilia dato come favorito), avendo raccolte 77.830 preferenze, cioè il 52,01 per cento di quelle dei votanti, contro i 65.800 dell'europarlamentare, pari al 43,97 per cento. Per Marco Di Lello, terzo sfidante, 6016 voti, ossia il 4,02 per cento. arà una rivoluzione democratica per un profondo e radicale cambiamento della Campania. "Non sarà una passeggiata, ma siamo fiduciosi. Sono certo che Napoli e la Campania possono essere trainanti per l'Italia", ha detto De Luca. Il voto in Campania non ha diradato le nubi e gli interrogativi sullo strumento delle primarie. Anzi, saranno ricordate come le primarie delle polemiche. Le ultime, quelle generate nella immediata vigilia da Roberto Saviano che ha scosso il Pd aggiungendo altro sale sulle ferite aperte. Un pugno nello stomaco, l'affondo postato dall'autore di Gomorra sul suo profilo Facebook nella tarda serata di sabato, con lo scrittore napoletano che ha invitato a disertare le urne a poche ore dal voto, dopo quattro rinvii, in oltre 600 seggi. "Alle primarie del Pd in Campania - ha spiegato in un video - non andate a votare. Questo il mio consiglio". Per Saviano, i candidati (Vincenzo De Luca e Andrea Cozzolino per il Pd e Marco Di Lello, per il Psi) sono "espressione della politica del passato. Queste elezioni saranno determinate da voti di scambio". Chiare le ragioni dell'appello: "Pacchetti di voti - ha aggiunto Saviano - sono pronti ad andare all' uno o all'altro candidato in cambio di assessorati. In più saranno determinanti gli accordi con Cosentino. Sino a quando non esisteranno leggi in grado di governarle, le primarie saranno solo scorciatoie per gruppi di potere. Non legittimiamole, non andate a votare". Il video-appello è stato subito rilanciato da Beppe Grillo sul suo blog. Polemica la reazione dell'inventore delle primarie Arturo Parisi: "Da Saviano mi attenderei denunce precise su fatti circostanziati e non solamente ipotetici". "Ottima affluenza, 40 mila nelle Marche e 160 mila in Campania, alle nostre primarie. È un segno importante della validità di questo strumento che qualcuno vorrebbe frettolosamente archiviare", ha sottolineato in serata Lorenzo Guerini, vice segretario del Pd. Clima assai più disteso nelle Marche. L'ex sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli ha vinto battendo con il 52,53% dei consensi (22.760 voti assoluti) l'assessore regionale al Bilancio Pietro Marcolini, come lui del Pd, che si è attestato al 46,11% (19.979 voti). "Ha vinto il cambiamento" il primo commento di Ceriscioli. La partecipazione alla consultazione è stata eccezionale. 43.588 elettori - il doppio delle previsioni della vigilia -, e pochissime contestazioni. In una regione che ha solo 1,5 milioni di abitanti, queste primarie segnano "un dato straordinario e unico a livello nazionale" secondo il segretario regionale del Pd Francesco Comi. Anche per il clima di correttezza in cui si sono svolte, senza tensioni ai seggi, affollati già da metà mattinata.  A sostegno dell'ex sindaco e vice segretario regionale Dem Ceriscioli, 49 anni, insegnante di matematica - "domattina come prima cosa vado a fare lezione", ha detto - si sono mossi il vice presidente nazionale del partito Matteo Ricci, i parlamentari Paolo Petrini e Luciano Agostini, il sindaco di Ancona e una larghissima fetta del Pd pesarese, storicamente lazionista di maggioranza dei Ds. La pesarese Alessia Morani ha scelto invece di appoggiare l'assessore regionale Pietro Marcolini, 63 anni, docente universitario, che ha avuto dalla sua anche gli altri parlamentari renziani Mauro Morgoni e Piergiorgio Carrescia. Con Marcolini anche esponenti di Area Dem, e del mondo della cultura e dell'economia, fianco a fianco di civatiani come il vice segretario regionale Gianluca Fioretti. Nelle Marche insomma non si poteva e non si può tirare una riga fra maggioranza e minoranza Pd, fra renziani della prima o della seconda ora. Tutto è abbastanza mescolato, anche nel campo del centro. Da subito per la coalizione Pd-Idv-Psi-Verdi-Cd si apre la partita vera, quella delle alleanze, con l'incognita della collocazione di Area Popolare e di Marche 2020, il partito del governatore uscente Gian Mario Spacca. "Voglio allargare il consenso" annuncia Ceriscioli, che vede in Area Popolare "una posizione di ascolto".
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