venerdì 7 dicembre 2012
​La sorpresa di Monti sulle critiche al testo dopo la collaborazione dell’esecutivo con il Parlamento: «Abbiamo lavorato con costante dialogo con le forze politiche».
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Liste pulite, via libera dal governo. Niente candidature per condannati a pene superiori a due anni. Uno "stop" che durerà sei anni dalla sentenza. E varrà per Camera, Senato, Parlamento europeo e anche per incarichi di governo. Lo ha deciso ieri il Consiglio dei ministri approvando il decreto legislativo che attua la legge anticorruzione e che dispone l’incandidabilità per chi ha riportato condanne definitive superiori a due anni di reclusione per delitti di allarme sociale (ad esempio mafia, terrorismo, tratta di persone) o contro la Pubblica amministrazione (ad esempio corruzione, concussione, peculato) e per chi ha avuto pene superiori a due anni per delitti non colposi per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni. Dunque reati gravi. L’incandidabilità al Parlamento o a cariche di Governo ha effetto per un periodo pari al doppio della pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici. E mai inferiore a sei anni.Un provvedimento, si legge nel comunicato di Palazzo Chigi, che «ridà fiducia a cittadini», perché «negli ultimi anni il susseguirsi delle indagini giudiziarie e delle condanne a carico dei rappresentanti della classe politica ha contribuito ad alimentare un clima di sfiducia diffusa, soprattutto da parte delle giovani generazioni, e di delegittimazione nei confronti delle istituzioni della Repubblica e dei loro rappresentanti».Il decreto di fatto ricalca il testo già discusso nel precedente Consiglio dei ministri e che, secondo alcune interpretazioni, sarebbe poco gradito a Silvio Berlusconi. Motivo dell’attuale tensione? «Non appartiene al governo fare processi alle intenzioni» dice il premier Mario Monti rispondendo alla domanda se il venir meno dell’appoggio del Pdl possa essere dipeso dal decreto. E anche il segretario del Pdl, Angelino Alfano mette le mani avanti. «Non vi è alcun nesso con il nostro presidente che è colui il quale ha voluto questo disegno di legge e che ha la certezza di essere assolto perché nulla ha a che vedere con i processi che lo vedono interessato. Berlusconi – si dice certo – sarà assolto».Monti spiega di aver lavorato «con determinazione e in costante dialogo con le forze politiche». E, dunque, «particolari orientamenti o sentimenti delle parti politiche» non «hanno influenzato un lavoro che è stato rigoroso, ispirato ad obiettività di criteri e largamente ancorato in indirizzi dettati dal Parlamento e prima della nascita di questo governo». Proprio per questo ora i tempi si devono abbreviare. Al decreto, sottolinea il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, sarà data «attuazione il prima possibile», per applicarsi già alle prossime elezioni. Sarà dunque trasmesso al parere delle Commissioni di Camera e Senato chiamate ad esprimere entro 60 giorni un parere obbligatorio ma non vincolante. Sulla base di tale parere, il governo potrà decidere se apportare modifiche o meno prima di un nuovo passaggio in Consiglio dei ministri.Vediamo qualche altro contenuto. In primo luogo, ricorda il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà «l’accertamento dell’incandidabilità avviene d’ufficio sia per la Camera che per il Senato, non sarà rimessa ad un’autodichiarazione. Quindi saranno gli uffici a giudicare della correttezza». E questo, aggiunge «ci dà una maggiore garanzia dell’immediatezza prima delle elezioni, visto che dopo il voto sarà il Parlamento a decidere su requisiti e decadenza dalla carica di parlamentare». Inoltre se la sentenza di condanna diventa definitiva durante il mandato, anche in questo caso si determina la decadenza dall’incarico. Caso a parte per le condanne con patteggiamento. Qui l’incandidabilità scatterà solo per le sentenze intervenute dopo l’entrata in vigore della nuova disciplina.Ma quali reati cadranno sotto la scure dell’incandidabilità? Oltre ai reati di maggiore allarme sociale, spiega ancora la nota di Palazzo Chigi, si tratta «di tutte le fattispecie criminose più gravi per le quali è anche possibile applicare la custodia cautelare in carcere e che, secondo un principio di ragionevolezza e proporzionalità nella limitazione dell’elettorato passivo, sono state individuate sulla base di un indicatore oggettivo, predeterminato, senza operare alcuna selezione nell’ambito di una lista di reati che potrebbe apparire arbitraria». Come dire che si tratta di criteri oggettivi, dei quali nessuno si potrà lamentare.
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