sabato 6 luglio 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
L'Imu «così come è oggi sarà superata. L’ho detto in Parlamento e lo riconfermo oggi». Così Enrico Letta blandisce il Pdl e cerca di spegnere le polemiche innescate dal Fondo Monetario internazionale, schieratosi a favore del mantenimento dell’imposta sulla prima casa. Una posizione peraltro sposata ieri anche dall’Ocse, secondo la quale per favorire la crescita le imposte da tagliare sono quelle sul lavoro piuttosto che sulla proprietà. Indicazioni che il partito di Berlusconi contrasta con il massimo vigore. «L’Fmi come di consueto ha dato molti consigli all’Italia, alcuni li accetteremo altri no. Sull’Imu non accetteremo il consiglio», ha tagliato corto ieri mattina su Twitter il vice premier Angelino Alfano. Nessun passo indietro, quindi, da parte del governo.Capitolo risolto, allora? Per nulla, perché il caso ha riaperto i malumori pidiellini nei confronti del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, "reo" di avere dato troppa attenzione «(«ne terremo conto») all’invito dell’organizzazione con sede a Washington. Come testimonia, ad esempio, il «cattivo pensiero» del capogruppo Renato Brunetta, secondo il quale forse «qualcuno al ministero dell’Economia ha chiesto un aiutino al Fondo per ragioni di politica interna...». E mentre Fabrizio Cicchitto teme che il documento sia «ispirato da chi in Italia vuole complicare la vita al governo», dai falchi Pdl c’è chi chiede le dimissioni di Saccomanni. Il ministro peraltro è già finito nel mirino per le coperture trovate al rinvio dell’aumento dell’Iva (l’aumento degli anticipi di novembre), un’impostazione che, si dice, non sarebbe piaciuta nemmeno al premier.Il caso Imu resta così un possibile detonatore per la stabilità del governo. Almeno finchè i partiti non avranno trovato la "quadra". Sempre che tutti vogliano trovarla. La riforma è stata annunciata entro Ferragosto e Brunetta chiede esplicitamente l’abolizione dell’imposta. Il tempo stringe e il Tesoro resta sotto pressione. La prima riunione della cabina di regia governo-maggioranza è stata anticipata al 10 luglio per discutere nel merito dell’Imu e del fisco (in vista anche della legge di stabilità di ottobre), il 18 ci sarà un secondo incontro al quale parteciperà lo stesso Letta. Nel frattempo i tecnici dell’Economia lavorano su una serie di opzioni sulle quali i partiti dovranno scegliere.Dato per scontato che l’Imu cambierà, Letta non si sbilancia sul come. Una partita che andrà risolta parallelamente a quella dell’Iva che altrimenti aumenterà dal primo ottobre. Dal Pd il segretario Guglielmo Epifani evita polemiche, limitandosi a ricordare che «il Fondo dice una verità, nel senso che tutti i Paesi hanno un’imposta sulle abitazioni». Poi lascia al premier il compito di sbrogliare la matassa e «trovare una soluzione in coerenza con il programma del governo». Il responsabile economico Matteo Colaninno, ribasdisce che per il Pd la priorità è lo stop all’aumento dell’Iva che ha un impronta «regressiva» (cioè colpisce di più i ceti popolari). E dato che 8 miliardi annui non ci sono (è il costo a regime dell'abolizione Imu più la rinuncia al rincaro Iva) occorrerà mantenere la tassa sugli immobili di maggior pregio, «considerando che il 70% del gettito arriva dal 30% delle case», spiega. Il Pd pensa ad alzare l’asticella dell’esenzione in modo da sgravare circa 1,5 miliardi sui 4 del gettito complessivo della prima casa. Mentre il Pdl è disponibile al massimo a mantenere l’imposta sulle case di lusso. Il punto di mediazione per ora non c’è. Finora la soglia di esenzione era di 200 euro, più 50 per ogni figlio, una quota che nel 2012 ha salvaguardato circa il 25% dei proprietari.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: