martedì 21 gennaio 2014
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L'Italicum va. Non sarà "prendere o lasciare", come dice Matteo Renzi, ma le cose finalmente si sono messe in movimento. Lo si capisce intorno alle 14, quando Gaetano Quagliariello dà il suo via libera su Twitter. «Tra "liscia, gassata o Ferrarelle" avevamo detto "Ferrarelle", cioè doppio turno. Anche Renzi si è accorto che "liscia e gassata" non funzionano». Le parole del ministro delle Riforme, se non chiudono ancora l’accordo, dicono tre cose in un colpo solo. La prima. Che lo stesso governo considera un valore da salvaguardare la trattativa che procede e il cedimento sul doppio turno un segnale importante. La seconda. Che anche l’ala più recalcitrante della maggioranza, il Ncd di Alfano e dello stesso Quagliariello - ma anche i Montiani di Scelta Civica, e i Popolari Per l’Italia - colgono il passo avanti. Ma vuol dire anche che al Quirinale prevale la fiducia per il dialogo che va avanti, con la riforma del Senato, con l’allargamento del dialogo sulle riforme oltre la maggioranza di governo, confidando che il dibattito parlamentare possa migliorare il testo e diradare gli ultimi dubbi.Perché dubbi ve ne sono eccome, e sono quelli che il ministro Mario Mauro ha portato a Matteo Renzi nel pomeriggio in Largo del Nazareno. Un 18 per cento di premio che vada alla coalizione che, di suo, abbia raggiunto il solo 35, configurerebbe di fatto - ha spiegato il ministro della Difesa al leader del Pd - un raddoppio dei seggi, esponendo il testo a nuovi rischi di incostituzionalità. Rischi che ora si potrebbero scongiurare facilmente ,con un premio più limitato, essendosi previsto un secondo turno che comunque assicura l’effetto maggioritario che i due principali contraenti (Pd e Fi) chiedono con Forza.Renzi in tutti gli incontri riservati ha mostrato la stessa determinazione usata con i suoi, ma l’asse fra Ncd, Popolari per l’Italia, Scelta civica e minoranza del Pd conta ancora di poter far pesare i rischi di costituzionalità che crea il combinato disposto del forte premio con l’assenza di un voto di preferenza. La contro-proposta, quindi, è di alzare la soglia al 40 per cento limitando il premio di governabilità al 15.Ma certo il grande passo avanti è costituito dalla seconda consultazione prevista, cui si arriverà qualora nessuna lista, o coalizione di liste, raggiunga la soglia, un turno di ballottaggio fra le prime due liste o coalizioni di liste. Una soluzione che consente ai piccoli comunque di misurarsi, anche se poi fra il primo e il secondo turno non sono possibili apparentamenti, e questo a garanzia delle prerogative dei partiti maggiori. Alla lista o coalizione di liste che risulta vincitrice verrebbe attribuito un premio di maggioranza che porti i seggi al 53 per cento del totale. I restanti verrebbero distribuiti proporzionalmente a tutte le altre liste e coalizioni di liste.Altro motivo di frizione, però, sono le soglie di sbarramento, pari al 12 per cento per le coalizioni, al 5 per le liste coalizzate e all’8 per cento per le liste non coalizzate. Anche qui rischi di incostituzionalità potrebbero entrare in gioco per la mancata rappresentanza che ne deriverebbe per milioni di voti.Ma soprattutto pesa l’assenza di voto di preferenza. I seggi verrebbero distribuiti su circoscrizioni molto piccole (da 4 a 5 seggi in palio al massimo), in modo che i nominativi dei candidati possano essere stampati direttamente sulla scheda. Vale l’ordine di presentazione ai fini dell’attribuzione dei seggi. «Sul Parlamento dei nominati continueremo a dare battaglia in Parlamento», promette Angelino Alfano. «Ma - concede anche il leader di Ncd - l’impianto proposto da Renzi va bene».
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