venerdì 14 dicembre 2012
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​«Monti è una figura di garanzia. Non può certo tornare alla Bocconi... è nell’interesse del Paese che rimanga in prima linea sul campo politico o istituzionale». Stefano Fassina, responsabile economico del Partito democratico, molto vicino a Bersani, misura le parole quando parla del futuro del premier. Dismettendo i toni critici che spesso hanno caratterizzato le sue prese di posizione riguardo alle riforme dell’esecutivo dei tecnici.Fassina, quando si parla di figura di garanzia si pensa subito alla presidenza della Repubblica. È lì che immaginate Monti?È un’ipotesi. Certo, ripeto, non è il caso che Monti si limiti a tornare alla presidenza onoraria della Bocconi. Però dipende anzitutto da che cosa deciderà lui stesso di fare, se e come impegnarsi direttamente nella competizione elettorale. E poi – aspetto non certo secondario – quali valutazioni daranno gli elettori di questo suo eventuale impegno in prima persona.Bersani ha parlato di «dialogo con il centro», prefigurando un’eventuale alleanza: tornate a guardare in quella direzione? C’è la possibilità di un governo Bersani-Monti o viceversa?Bersani ha solo ribadito una posizione già espressa e che è coerente con il comportamento responsabile e leale verso il governo, tenuto durante quest’anno. Noi abbiamo l’ambizione di vincere da soli con la coalizione che abbiamo costruito. Poi si vedrà dal risultato delle urne...Sembra che anche il Pd oggi converga sull’Agenda Monti per risanare il Paese. Eppure proprio lei è stato tra i più critici...Siamo tutti impegnati a cercare di ridurre il peso del debito pubblico, ma le politiche adottate in tutta Europa durante questi anni di austerity stanno avendo pesanti ricadute sul piano sociale, senza che l’obiettivo venga centrato. Non lo dico solo io, ma l’ha segnalato l’Ocse e pure la Commissione europea si è resa conto che va corretta la rotta degli interventi messi in campo finora, tornando a mettere al centro il lavoro, l’impresa e la distribuzione della ricchezza.Però lo stesso Bersani ha messo un paletto importante alla correzione di rotta "sociale": l’articolo 18 come modificato dalla riforma Fornero non si tocca più.Noi non avremmo voluto riformare l’art. 18, perché non aveva quegli effetti negativi che gli venivano attribuiti. Ma abbiamo partecipato alla stesura di un compromesso che fa salva la possibilità per il giudice di reintegrare un lavoratore nel caso sia stato licenziato senza giusta causa. Ora è inutile riaprire la questione. Vediamo i risultati di applicazione: se poi in futuro ci sarà da correggere lo faremo.La vostra alleata Sel, però, sta promuovendo un referendum sul tema. Bersani ha detto che Vendola ha firmato un «patto di cessione di sovranità», significa che dovrà rinunciare alla questione...Abbiamo detto no da subito a quel referendum. E nel patto di coalizione sottoscritto da tutti viene ribadito il principio delle decisioni a maggioranza. Il Pd rappresenta almeno l’85% della coalizione con Sel e i socialisti...Non vi impressionano tutte queste prese di posizione a favore di Monti in Europa e nelle istituzioni finanziarie?Sono giudizi positivi sull’operato del governo che, ricordo, abbiamo sostenuto anche noi. E poi sono pure, se non soprattutto, messaggi per dire: "Mai più Berlusconi".Eppure Monti dovrebbe essere il vostro peggior avversario sul piano elettorale...No, assolutamente no. Ripeto: Monti è una figura di garanzia. Il nostro vero avversario è la sfiducia nella politica.
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