mercoledì 22 maggio 2013
​Domenica e lunedì i romani votano per il sindaco. Sono ben 19 i candidati, 40 le liste collegate. Alemanno: avanti con il Quoziente Roma. Marini e Marchini per le unioni civili. Le associazioni: nuclei con figli a rischio povertà, ora serve più coraggio.
I CANDIDATI I nomi, i programmi
LE INTERVISTE Costalli (Mcl): no a derive zapateriste | Casini (mov. Vita): un sindaco può fare molto per la vita | Ciccarelli (Forum): bene il Quoziente Roma (Luca Liverani)
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Sono ben 19 i candidati a sindaco della Capitale, 40 le liste collegate. E la scheda elettorale sarà lunga circa un metro. I romani chiamati alle urne domenica e lunedì prossimi per rinnovare il Consiglio comunale del Campidoglio non si son fatti mancare niente.Sono dieci solo le liste a sostegno dell’immancabile Alfonso Luigi Marra, l’avvocato anti banche, che arruola fra le altre "Viva l’Italia" e "Forza Roma". Oltre all’uscente Gianni Alemanno e i principali sfidanti Ignazio Marino (centrosinistra) Marcello De Vito (M5S) e Alfio Marchini (due le civiche a lui collegate, Cambiamo con Roma e Alfio Marchini sindaco ) e al collezionista di liste Marra, correranno Edoardo De Blasio; Sandro Medici (sostenuto fra gli altri da Rifondazione e Comunisti italiani); Armando Mantuano (Militia Christi); Valerio De Masi; Stefano Tersigni; Alessandro Bianchi; Gerardo Valentini; Luca Romagnoli (sostenuto da Fiamma tricolore e Destra sociale); Fabrizio Verduchi (Italia cristiana); Matteo Corsini; Giovanni Palladino; Gianguido Saletnich (di Forza nuova) e Simone Di Stefano (di Casapound). In caso di ballottaggio, ritenuto altamente probabile visti i precedenti e l’elevatissimo numero di candidati, si tornerà al voto dopo due settimane (il 9 e 10 giugno).La raccontano tutti come una campagna elettorale in sordina. In realtà, in sordina più che altro è la sua rappresentazione televisiva, con la politica che di questi tempi non tira granché, in video, e con i problemi che comporta l’allestimento di tribune elettorali in un simile ginepraio. Per una sorta di convenzione mediatica è passata l’idea semplificata di una competizione a quattro, col tri-polarismo sancito in Parlamento che a Roma vede in aggiunta la figura di Alfio Marchini, soprannominato Ridge, per la somiglianza col protagonista di Beautiful, o più romanescamente "Arfio". Gli altri due sfidanti dell’uscente Gianni Alemanno sono il vincitore delle primarie del Pd Ignazio Marino, e quello delle risicate (solo 3mila iscritti) consultazioni di Cinquestelle, l’avvocato Marcello De Vito.Ma la semplificazione non è indolore, ne sanno qualcosa quelli di La 7 che mentre andava in onda Piazza Pulita all’ingresso degli studi hanno dovuto fronteggiare i militanti di Casapound, indignati per il mancato invito del loro candidato. Sarà anche per questo che la campagna per il Campidoglio non funziona come format televisivo, e i candidati tornano a fare le trottole come ai vecchi tempi per 18 ore al giorno, "monetizzando" anche le ore della notte.Ma non è che manchino i temi, e quelli sul tappeto (lavoro, fisco, servizi sociali, aiuto alle povertà) gira e rigira ruotano tutti su un valore unificante: la famiglia. Famiglia che, Costituzione alla mano, è e resta quella fondata sull’unione fra uomo e donna aperta alla procreazione, che invece gran parte dei candidati sembrano mettere in discussione con l’apertura al surrogato delle "unioni civili". Anche se il candidato di 5 Stelle, un po’ a sorpresa, al pari di Alemanno, ha firmato il documento programmatico del Forum regionale delle associazioni familiari. Mentre - come ha ricordato l’editoriale di Roma sette, settimanale della Diocesi di Roma - la priorità «è quella di aiutare la famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna, prima e insostituibile cellula della società». Evitando provvedimenti che, peraltro, «non avrebbero alcun valore legale», e finirebbero per rappresentare solo «uno slogan elettorale per conquistare voti».In una situazione che, fanno notare le associazioni familiari, vede aumentare del 30 per cento il rischio povertà, anche nella Capitale, per le famiglie con tre figli. Il contrasto allo stato di indigenza è quindi il tema di fondo di questa campagna elettorale. Alemanno assicura che la ripresa a Roma sarà realtà, una volta sbloccate le 223 delibere affossate dell’ostruzionismo delle opposizioni. Marchini promette risparmi sulle bollette per 450 euro l’anno, ed annuncia – lui che può, erede di una storica famiglia di costruttori della capitale, un tempo vicini al Pci – che i fondi della sua campagna elettorale ce li ha messi lui, nella misura dell’ottanta per cento. Di Vito scommette invece sulla potenzialità anche occupazionale della differenziata porta a porta. Marino promette infine 700 euro al mese per gli sfrattati e una città a a misura di bambino.Programma che non convince Angelo De Santis, presidente dell’associazione famiglie numerose del Lazio: «Troppi parlano di bambini, non di famiglia – nota –, mentre l’alleanza educativa genitori-scuola è imprescindibile». E c’è anche un’altra preoccupazione: «Che cosa s’intende, quando si dice "se vinciamo noi, cambiamo tutto"?». Il dubbio è in riferimento al "quoziente Roma". «Per la prima volta abbiamo visto riconosciuto il principio dei carichi familiari – spiega De Santis –. Vogliamo che si passi con più decisione dalle parole ai fatti e non faremo sconti a nessuno, ma non si può rimettere in discussione scelte che segnalano comunque una chiara inversione di tendenza verso il "fattore famiglia"».Roma sette indica anche il discrimine del valore della vita, dal concepimento alla morte naturale, e in tal senso non è ininfluente la visione antropologica che i candidati manifestano, per le implicazioni sulle politiche sociali e sul ruolo dell’associazionismo, sia nella prevenzione dell’interruzione di gravidanza sia nell’assistenza ai malati terminali. «Non basta dire che si potenzieranno gli asili nido senza avere un’idea di coinvolgimento dell’associazionismo. I servizi sociali – conclude amaro De Santis – a volte fanno anche disastri».«Il dato positivo – nota Daniele Pasquini, presidente del Centro Sportivo italiano di Roma – è il coinvolgimento di tante "civiche", accanto ai partiti tradizionali». Poderoso antidoto all’antipolitica e al populismo. «Un aiuto a riportare l’attenzione sui temi concreti. Che in una città come Roma sono anche l’attività sportiva, la cultura, realtà a torto ritenute estranee all’emergenza occupazione, mentre rappresentano – segnala Pasquini – una doppia opportunità, sul versante educativo e su quello della creazione di nuovi posti di lavoro».Sullo sport il grillino De Vito studia in grande, propone la partecipazione dei cittadini per realizzare un nuovo, «o anche due» nuovi stadi cittadini, vista la tradizionale dicotomia capitolina. Proposte col botto, pare infatti che M5S perda colpi nei sondaggi, la traversata del Tevere di Beppe Grillo, iniziativa temeraria, avrebbe potuto aiutare ma non ci sarà. E c’è chi dice che Marino (che non ha votato la fiducia al governo Letta) strizzi già l’occhio a M5S. Perché con tutta probabilità ci sarà un secondo round, e ognuno, dopo il voto di bandiera, sarà chiamato a scegliere.
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